L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
*Le vere ragioni dell’Unità d’Italia - Una Unità voluta da interessi esteri che si è avvantaggiata dei debiti insostenibili accumulati dal Regno di Sardegna che dovevano essere pagati*
Napoli, 18 settembre 2023
Tutti se la prendono con quel “poverino” di Garibaldi che viene considerato l’unico responsabile dell’Unità d’Italia e forse è anche vero per quel che interessa l’impresa dei Mille … o dovrei dire dei 45 mila?
Di Garibaldi sappiamo molto specialmente dei suoi trascorsi massonici e del fatto che veniva considerato un “Salvatore” ammantato com’era di un’aurea di grande condivisione popolare che gli consentiva di fare affermazioni impegnative che poi come sappiamo non sono state mantenute. Qui la sua responsabilità inizia a venir meno. Possiamo dire che non avrebbe dovuto farle quelle affermazioni piena di speranza per chi gli aveva creduto ma poi se lui non è stato più in condizione di onorarle dovendo pronunciare la famosa frase “Obbedisco” a Teano o in altro luogo (conta molo poco stabilire il dove) *la sua responsabilità termina qui*.
Ben altra cosa è stabilire chi furono i mandanti che vollero l’Unità d’Italia. Possiamo affermare senza rischi di essere smentiti che *senza Mandanti non esistono Killer*.
*Ma perché era così importante distruggere il Regno delle 2 Sicilie?* Perché, principalmente in Europa, chi gestiva il traffico marittimo commerciale mondiale (quindi la quasi totalità dei traffici di commercio mondiali in assenza di Ferrovie, pressoché inesistenti, o di Aerei non ancora presenti all’epoca) non voleva perdere la sua leadership sui mari.
La gente spera sempre che nei cambiamenti si vada a migliorare, non poteva neanche lontanamente immaginare cosa sarebbe successo.
Garibaldi è “solo” uno dei responsabili dell'Unità d'Italia, che se gestita bene poteva anche essere una opportunità ma chi tirava i fili voleva solo appropriarsi delle ricchezze del territorio (Oro e Industrie per rientrare delle sue posizioni di credito incagliate dalla pessima situazione del Regno di Sardegna che era sull’orlo del fallimento) e *garantire la NON CONCORRENZA del meridione d'Italia al commercio estero su navi (di questo Garibaldi non è responsabile)*.
La leadership sui mari del blocco Inglese, Francese e Olandese non avrebbe potuto sostenere la concorrenza di una delle principali marinerie commerciali dell'epoca che avrebbe beneficiato in modo determinante dell'apertura del canale di Suez da cui sarebbe passato circa il 90% del traffico merci mondiale. *Tale situazione sarebbe divenuta insostenibile da chi deteneva la leadership dei commerci marittimi costringendola ad una lenta e progressiva emarginazione*.
*Ipotizzo che Taranto sarebbe divenuto il porto più grande al mondo*, per la sua vicinanza al Canale di Suez, in quanto sarebbe stato molto più semplice e poco costoso far transitare le merci da esso "imbarcandole" su una futura struttura ferroviaria che avrebbe garantito una velocità di consegna della merce in tempi brevissimi per l’epoca. Almeno di un mese di navigazione in meno sbarcando a Taranto e ancora di più se la merce avesse, da lì in poi viaggiato su ferrovia molto più veloce dei circa 5 nodi all’ora delle imbarcazioni mercantili dell’epoca. Ricordo il primato italiano del Regno delle 2 Sicilie nella costruzione di linee ferroviarie (Pietrarsa 1845 rifornita per il ferro da Mongiana in Calabria). Per meglio comprendere ciò che sostengo allego il grafico proiettato al Convegno Meridionalista a Montecitorio del 4 luglio 2022 realizzato nella Auletta dei Gruppi parlamentari e disponibile sui server della Camera dei deputati per la visione on demand. Questo è il link all'indice del Convegno: https://webtv.camera.it/evento/21007 Scarica da qui l'indice al Convegno: Indice del Convegno in PDFMEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
La Zes-Sud ultima spes
di Canio Trione
Napoli, 15 settembre 2023
Il Sud non ha bisogno di “aiuti” a fondo perduto ma di un “sistema” di norme pensate per la crescita!!!
Il dibattito sulle Zes ha riaperto la questione meridionale che si era persa nelle nebbie padane fin dall’inizio della seconda Repubblica.
Dopo un secolo e mezzo di meridionalismi sbagliati sappiamo con ragionevole certezza cosa NON serve al Sud; e cioè sappiamo che NON sono serviti e quindi NON vogliamo “aiuti” a fondo perduto o crediti d’imposta; NON vogliamo cattedrali edificate con i soldi del contribuente nel deserto economico; NON vogliamo essere scippati delle nostre materie prime: braccia, menti, energie fossili e verdi; NON vogliamo la cementificazione delle nostre Terre; NON ci servono ducetti che facciano strame delle leggi di tutela ambientale e di contenimento della corruzione.
Quindi la legislazione fiscale delle Zes NON dovrà essere applicabile alle imprese internazionali o comunque con più di cinquecento dipendenti che già beneficiano della loro condizione di controllori di fette rilevanti di mercato; NON è per loro che si fanno le Zes ma per le imprese esistenti e nasciture del Sud o che decidono di collocarsi al Sud.
Dopo tanti ovvi “NON” serve indicare i punti che in positivo devono essere introdotti:
-in un’area che non beneficia delle minime dotazioni infrastrutturali di cui sono dotate le aree concorrenti non si può applicare la stessa legislazione fiscale del resto d’Italia (ove sono state edificate significative infrastrutture) pur salvaguardando il gettito; quindi va consentito al contribuente di piccole e medie dimensioni e professioni di forfetizzare per almeno un decennio l’imposta (non certo l’aliquota) nel calcolo delle imposizioni dirette in modo da ridurre contenzioso e burocrazia amministrativa, interpretazioni in libertà della normativa fiscale, errori che sono probabili specie, ma non solo, nei paesini sperduti e privi di figure professionali all’altezza della farraginosità della legislazione fiscale. Ovviamente ciò deve valere per la nuove e per le vecchie imprese in quanto la legislazione fiscale non può non essere la stessa per tutti nella stessa area. Questo è un punto qualificante dell’intera riforma fiscale in gestazione già indirizzata al concordato preventivo biennale.
-in un’area che esporta energia sia fossile che verde non si può pagarla come se la si importasse. Serve un’Autorità per l’energia che sia specifica per questa zona economica speciale e che concretamente garantisca un prezzo di ogni energia (per imprese e famiglie che operano e vivono nel Sud) che sia libero non solo dai costi di trasporto evidentemente molto più bassi, ma anche da parte del prezzo della componente energia che essendo prodotta in eccedenza ha un “valore” di mercato nel sud molto più basso che non altrove; valore artificiosamente accresciuto dalla connessione con aree ricche e quindi energivore che, così come accade oggi, beneficiano del nostro sacrificio in termini paesaggistici e produttivi per il loro benessere. Questo si inserisce nella questione Pnrr che deve prevedere il potenziamento delle produzioni energetiche verdi in mare su un paio di isole galleggianti che garantiscano energia a costi e prezzi competitivi a tutto il Sud.
-serve che il personale preposto alla gestione delle Zes vegli con potere sanzionatorio sui comuni e regioni perché assolvano i loro doveri burocratici in termini di tempo e costi nella erogazione dei permessi in tempi brevissimi e senza infiltrazioni e influenze di alcun genere né della malavita, né dei politicanti locali. NON è accettabile che gli enti locali vengano superati da provvedimenti amministrativi frettolosi quanto raffazzonati dei super commissari, ma è necessario che vengano pungolati ad avere maggiore efficienza e rapidità.
-serve una infrastruttura finanziaria che fornisca alle pmi esistenti e nasciture credito e capitali di rischio a tassi di interesse più bassi che non nel resto d’Italia e d’Europa utilizzando in loco il risparmio locale in eccesso, invertendo l’attuale ormai annosa situazione per la quale al sud manca liquidità e credito che (quando vi sono) sono molto più care che al Nord.
Ovviamente tutto questo -che è il minimo indispensabile per lo sviluppo del sud- deve essere garantito da subito a tutte le imprese non grandi e a tutte le professioni esistenti e nasciture ovunque si trovino nel Sud perché è inaccettabile anche solo immaginare una situazione nella quale la legislazione non sia uguale per tutti gli operatori e cittadini del Sud non solo per equità ma anche per non distorcere la concorrenza.
Tutto questo NON ha costi per il contribuente ma fonda un “sistema” economico che in modo autogeno nasce e si sviluppa semplicemente pagando alcuni fattori della produzione (stato, energia, credito) per quello che valgono e non secondo i prezzi di altre aree più ricche ed arricchite spesso anche dalla abnegazione, competenza, parsimonia e contribuzione dei nostri padri e nonni.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Una ZES (Zona Economica Speciale)
per le otto regioni del Sud Italia (Sud Peninsulare e le 2 isole)
Napoli,
8 settembre 2023
Ieri
è stato presentato nella riunione del Consiglio dei ministri il “Decreto Sud”
che si occupa di istituire e regolare alcune disposizioni urgenti in materia di
politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del
Mezzogiorno. Il provvedimento introduce una ZES unica compattando le 8 regioni
del meridione d’Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise,
Puglia, Sicilia, Sardegna). Vengono messi a disposizione 1.5 miliardi all’anno
dal 2024 al 2026 (4,5 miliardi complessivi). Dovrebbero essere applicate al
territorio “speciali condizioni di investimento” con una nuova cabina di regia che
dipenderà direttamente dal Governo.
La struttura di gestione avrà compiti di
indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio sotto la presidenza del
Ministro per gli affari europei, il
Sud(?) e le politiche di coesione e PNRR. Presso la Presidenza del
Consiglio sarà costituita una “struttura di missione per le ZES” dalla durata
triennale con un Coordinatore, 2 direzioni generali e 4 uffici di livello
dirigenziale non generale. Tutto ciò per dare indirizzo e coordinamento alla
azione strategica del Governo, un coordinamento con la segreteria tecnica e lo
svolgimento dell’attività istruttoria delle proposte di aggiornamento che
potranno modificare il piano strategico precedentemente stabilito. La
nuova struttura avrà compiti di indirizzo, coordinamento, vigilanza e
monitoraggio e sarà presieduta dal Ministero per gli affari europei, il Sud, le
politiche di coesione e il PNRR.
In attesa che il
provvedimento venga pubblicato sulla Gazzetta ufficiale attendiamo con interesse
la stesura definitiva e le successive modifiche. Per il momento registriamo l’aumento
del numero dei ministri del Sud che passano a 2: Raffaele Fitto che è Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNNR – Sebastiano Musumeci Politiche del Mare e per il Sud. Come i più attenti lettori ricorderanno il MARSS,
Movimento per la Revisione della Storia del Sud Italia, divenuto poi Azione
Meridionalista APS -ETS mediante una petizione al preposto organo del Senato ha
richiesto, tra le altre cose, la soppressione del Ministero del Sud in quanto
totalmente inutile non essendo prevista analoga figura per il centro nord del
Paese. Per noi rappresenta solo un inutile e deleterio filtro che impedisce un
rapporto diretto con il Governo centrale.
Ritornando al provvedimento come
tutti sanno è nei dettagli che si annida il diavolo e quindi aspetteremo questi
dettagli per capire se sono validi o meno. Uno di questi che sarà approfondito
sarà la metodologia di ripartizione delle eventuali misure per ciascun territorio
visto che ora il Sud (le 8 regioni) è diventato un unico territorio da gestire.
Un'impresa ben finanziata.
di Annamaria Pisapia
Napoli, 7 settembre 2023
Oltre dieci anni fa mi imbattei in una notizia che mi fece sobbalzare: la massoneria americana era stata una delle importanti artefici per la spedizione. Mi fiondai su tutto quanto potesse aiutarmi a capire quanto ci fosse di vero e scoprii che era anche peggio di quel che avessi immaginato. Ne feci partecipe anche altri amici meridionalisti, come Ciano, De Crescenzo etc. che si dichiararono all'oscuro. Solo recentemente ho inserito questa notizia con dovizia di particolari nel mio libro, di cui mi permetto di mettere qui uno stralcio: "... Lo spirito garibaldino aveva attecchito a tal punto, che in pratica non vi era città americana che non partecipasse attivamente al ‘Garibaldi funds for the Unity of Italy , da New York, Boston, West Point, San Francisco, San Josè, Santa Barbara, Philadelphia, Portland, Jacksonville, Cincinnati… I fondi convogliavano tutti nella raccolta ‘un milione di fucili’, avviata dallo stesso Garibaldi il 25 settembre del 1859, come dimostra una lettera inviata da questi al marchese Pietro Araldi Erizzo, podestà di Cremona, in cui lo prega di pubblicare sui giornali di Cremona l’avvio della raccolta, aggiungendo di aver già versato personalmente 5000 franchi:“[…] Forte del riconosciuto suo amore per la causa nazionale, io ardisco di pregarla a volersi compiacere di far inserire nelle colonne dei giornali di Cremona, una sottoscrizione da me iniziata con 5000 franchi per un milione di fucili”.
Alla raccolta, che era amministrata e diretta da Enrico Besana, Giuseppe Finzi e Agostino Bertani, parteciparono i Comuni dell’Italia centro settentrionale, perfino dalla Sicilia (il Comune di Partinico il 2 giugno 1860 deliberò l’innalzamento di una statua a Garibaldi: proposta che venne rifiutata dal dittatore, il quale chiese che il denaro fosse impiegato per comperare armi e munizioni) e privati cittadini. Tra gli altri, Samuel Colt, inventore del revolver, che inviò qualche centinaio di revolver, Giuseppe Verdi, il quale donò 3.500 lire per l’acquisto di cento fucili, e ci fu perfino un editore, Cristoforo Candiani, il quale pubblicò L’Inferno di Dante tradotto in milanese, per sostenere la raccolta, come da egli stesso esplicitato, e con un bollo sulla copertina e nel libro stesso). Ma, senza dubbio il più generoso risultò proprio William De Rohan, che donò ben tre navi, la Washington, Oregon, e Franklin e una quarta si aggiunse in seguito. Al comando della Washington era lo stesso De Rohan; alla Oregon il comandante Nevins, segretario del console americano Patterson; e alla Franklin il comandante Francesco Origoni, amico di Garibaldi.
Le tre navi, che erano partite da Genova il 9 giugno 1860, viaggiavano sotto la protezione degli Stati Uniti, di cui era a conoscenza il console americano Patterson, il quale a sua volta informò il ministro degli Affari Esteri degli Stati Uniti a Torino, John M. Daniel che le navi sarebbero giunte in Sicilia con migliaia di uomini e armi. Il 26 giugno 1860 fu proprio il ministro Daniel a inviare un dispaccio a Washington per informare il Segretario di Stato che quattro navi viaggiavano sotto bandiera americana, trasportando truppe e munizioni verso la Sicilia. Alla Washington, Franklin e Oregon, si era aggiunta la Charles and Jane di Baltimora, che insieme al vapore sardo Utile, furono mandate in avanscoperta come esca dallo stesso De Rohan, come scrisse successivamente all’ambasciatore statunitense.
In effetti vennero intercettate e accerchiate dalle forze navali napoletane e mandate a Gaeta. Fu solo dopo tre settimane di trattative che i governanti del Piemonte e dell’America riuscirono a farle liberare. Questo stratagemma servì al De Rohan per distogliere l’attenzione sulle altre navi americane che trasportavano 2500 uomini più 7500 fucili 450.000 cartucce e rifornimenti per la battaglia di Milazzo, dove De Rohan venne ferito. L’appoggio dell’America fu determinante per l’unità al punto che appoggiò le manovre per tutta la campagna: il 20 agosto del 1860, Garibaldi, che viaggiava sulla Franklin in incognito, intento ad attraversare lo stretto di Messina, riuscì a evitare la sua cattura (due navi della Real Armata borbonica, La Fulminante e L’Aquila, avevano circondato la Franklin intenzionati a catturarla, consapevoli del carico che stavano trasportando) e ‘grazie’ all’intervento del comandante italoamericano Origoni che, alla richiesta della marina borbonica di conoscere la loro destinazione, finse di non capire la lingua italiana, nel mentre Garibaldi gli diceva di issare la bandiera americana, sicuro che i comandanti della Real Armata non avrebbero potuto far altro che lasciarla passare.
A unificazione avvenuta, De Rohan presentò rivendicazioni e richieste di risarcimento per le tre navi messe a disposizione del governo italiano. Ma, malgrado le promesse di Vittorio Emanuele, il quale inviò una lettera al De Rohan il 27 giugno 1860, dichiarando la sua profonda gratitudine per il notevole contributo reso per la causa dell’unificazione, non riuscì mai a ottenere alcun risarcimento materiale, se non l’appoggio politico e morale da parte degli Stati Uniti e di Garibaldi.
I giochi erano fatti. E i meridionali, che divennero parti inconsapevoli dell’ingranaggio, affrontarono l’inevitabile destino dell’emigrazione..." (da "Mal Trattati")
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Facciamo il punto su ciò che deve essere fatto per il meridione d'Italia.
di Canio Trione
Napoli, 13 luglio 2023
Nulla legittima la politica di colonizzazione del Sud favorita dalle politiche economiche propinateci come “meridionaliste” degli ultimi decenni. Considerare la Puglia e il sud una specie di serbatoio di manodopera in trepidante attesa di servire multinazionali estere che vengano aiutate - magari anche regalandogli danari pubblici- a insediarsi qui da noi, non è meridionalismo. Meridionalismo è la crescita umana ed economica del sud, delle sue imprese e dei suoi cittadini; considerare il sud un luogo ove si può prendere energia, petrolio, braccia, menti, risparmio tutto gratis o quasi per garantire l’arricchimento altrui e segnatamente di imprese multinazionali magari sottraendo terre all’agricoltura cementificandole, è colonialismo e non meridionalismo. Quindi serve voltare pagina nettamente.
Quando la politica ha inventato le Zes ha mostrato di conoscere bene quali sono i mali che costringono la nostra economia alla precarietà. Chi si insedierà nelle Zes avrà condizioni fiscali e burocratiche particolarmente facilitate; serve che quelle condizioni di favore che consentono alle imprese che si insedieranno nelle Zes di prosperare siano applicate anche alle altre imprese meridionali esistenti e in via di ampliamento e insediamento. Quindi, punto primo: uguaglianza di trattamento tra imprese (e lavoratori) esistenti e futuri; le Zes vanno allargate a tutto il sud.
Altro tema è la questione abitativa: l’afflusso -che si auspica sempre più copioso- di turisti, la sempre maggiore presenza e integrazione delle moltitudini di lavoratori esteri, l’auspicato ritorno di meridionali emigrati, creano domanda aggiuntiva di abitazioni non solo popolari. Vanno progressivamente ridotte ed abolite le patrimoniali sulla casa, ma anche sulle seconde case per favorire la immediata maggiore utilizzazione del patrimonio immobiliare esistente inutilizzato e rallentare l’utilizzo scriteriato di suolo agricolo per qualsivoglia scopo, inclusi certi parchi che sono stati pensati solo per la gioia di architetti amici dei nostri politicanti ma forestieri e quindi ignari della realtà della nostra economia. Non va dimenticato tutto il settore degli immobili a destinazione commerciale il cui costo per l’utilizzatore -che è il canone locativo che anch’esso è ipertassato ipoteca direttamente la competitività delle nostre imprese; anche per loro sarà essenziale utilizzare lo stesso criterio di progressiva riduzione delle patrimoniali che essendo calcolate separatamente dal reddito realizzato costituiscono una tassa con maggiore peso per le imprese più in difficoltà e più piccole e minore peso per quelle più floride che oltre a essere ingiusto è un non senso economico.
Terzo tema è l’energia. Il saccheggio dell’ambiente, del paesaggio e del suolo agricolo va fermato; inoltre si prepara il saccheggio del mare sempre da parte delle multinazionali dell’energia, cioè le stesse che ci hanno messo in ginocchio recentemente con le bollette stratosferiche. Va individuato uno specchio di mare fuori dalla vista dei rivieraschi dove creare un’isola galleggiante di vaste proporzioni ove collocare tutti i nuovi impianti solari ed eolici nonché i vecchi ancora esistenti sulla terraferma che progressivamente devono essere rimossi a cominciare da quelli solari di vaste dimensioni.
Assieme alla questione elettricità si impone la questione carburanti che inquinano le nostre città. Visto il fallimento totale dell’idea di usare autobus urbani a gas e dei mezzi elettrici che devono stare tempi significativi inutilizzati per consentire la ricarica di elettricità. Serve, sul modello di altre città d’Italia e del resto del mondo, un maggiore utilizzo del carburante verde realizzato dalle eccedenze agricole; bisogna promuoverne la ulteriore produzione (nel sud stesso) utilizzando le eccedenze delle produzioni locali. Bio etanolo e bio diesel sono già utilizzati nell’autotrazione e possono ulteriormente essere aggiunti nel carburante attuale.
La immensa dotazione di biomasse che il sud ha va valorizzata energeticamente. Non si capisce perché i sottoprodotti dell’agroalimentare (dagli scarti di potatura, alle sanse, alle vinacce che si producono per milioni di tonnellate) non debbano essere utilizzate per la produzione di energia verde; anche a diretto vantaggio delle imprese agricole. Nel sud il prezzo della energia elettrica realizzata in loco da fonti rinnovabili deve essere esitato al consumatore locale sia impresa che famiglia a prezzi sensibilmente più bassi che non nel resto del paese.
Tema molto caro alle sinistre è quello delle infrastrutture. Costruire una strada porta fiumi di danari alle grandi imprese nordiche (e forse bustarelle ai politicanti nostrani?) che senza questo afflusso di importanti cifre provenienti dal bilancio pubblico non avrebbero modo di esistere. Sembra che per molti la costruzione di nuove opere è l’unica cosa che serve per promuovere sviluppo laddove non è credibile neanche un po’. Spesso le opere già finanziate dal bilancio pubblico italiano vengono ri-finanziate con il PNRR creando una incredibile bruttura … sarebbe stato ovvio invece utilizzare il PNRR per avviare l’immenso cantiere del dissesto idrogeologico al posto di inutili parchi cittadini o extra cittadini. Peraltro l’intero deficit infrastrutturale che NON si sarebbe dovuto creare e che oggi appare in tutta la sua drammaticità come la linea ferroviaria Bari Napoli quando e come sarà sanato? E nel frattempo paghiamo e subiamo la stessa legislazione fiscale del resto del paese? Non si capisce che questo sistema di ipertassazione coesistente con la mancanza di infrastrutture e servizi pubblici non fa altro che spopolare le aree e le intere regioni? E quando quelle infrastrutture saranno ultimate a chi serviranno se nel frattempo le nostre contrade saranno spopolate? A chi giovano queste incompetenze delle gestioni territoriali e centrali della spesa pubblica???
Quinto tema essenziale è quello del sistema bancario meridionale. Tutto il credito nazionale ed internazionale è coperto da una opacità ormai proverbiale. Il risultato è che da decenni il credito al sud è più caro che al nord e al resto di Europa creando una distorsione nella allocazione delle risorse ormai enorme e ulteriormente approfondita dalla unitarietà della politica monetaria della BCE.
Peraltro il tasso di interesse spontaneo e quindi “normale e di lungo periodo” che si sarebbe creato nel sud in assenza della unità d’Italia e della unitarietà della politica monetaria europea sarebbe stato molto più basso di quello attuale per la eccedenza di risparmio rispetto alla sua richiesta cosa che è propria della mentalità meridionale. Invece il risparmio del sud è andato a finanziare altrui economie; per tutto ciò il credito al sud è stato da sempre più caro che altrove senza che la retribuzione del risparmio stesso sia mai stata e sia oggi remunerativa. Inoltre anche il sistema bancario meridionale è stato interamente distrutto e oggi un euro depositato in una banca con sportello al sud è immediatamente utilizzato in un’altra area d’Italia o del mondo.
Tutte cose note ed evidenti! È arrivato il momento che il sud utilizzi il proprio risparmio in loco a diretto finanziamento delle imprese del sud e non necessariamente di quelle che vengono da altre parti ad insediarsi al sud.
A questo fine serve istituire un Istituto professionalmente preposto al finanziamento delle banche e delle altre finanziarie che operano al sud e che hanno bisogno di capitalizzarsi riscontando i propri crediti verso imprese e famiglie meridionali. Una Banca del Sud che sia banca delle banche del sud. Ovviamente il Banco di Napoli e la Popolare di Bari devono tornare ai loro legittimi proprietari espropriati da non chiarissime manovre. Questo serve per restituire al mondo del risparmio e della finanza locale ma anche nazionale un minimo di credibilità senza la quale nessuno mai più sottoscriverà un aumento di capitale.
Anche la contrattualistica usata dalle banche deve divenire più vicina alle esigenze meridionali. La sospensione della corresponsione della sorte capitale ad insindacabile giudizio del debitore e quindi “automatica” come previsto nella L.190/14 art.1 comma 246 va introdotta e potenziata oltre che pubblicizzata opportunamente, in modo che tutti sappiano di questa opportunità e la utilizzino. Tutte misure intese a rendere più economico il credito e maggiormente copiosa la liquidità. È un assurdo che l’area più propensa al risparmio debba essere da più di un secolo quella con meno liquidità!!! Queste folli distorsioni hanno grandemente contribuito all’attuale condizione inaccettabile più del gap infrastrutturale.
La liquidità meridionale è stata e sarà pesantemente ridotta da altre misure da rimuovere senza indugi: il limite al contante e il divieto di trasferibilità degli assegni bancari. La proprietà come incoercibile diritto naturale può essere detenuta nella forma che si crede: opere d’arte o pietre preziose, danari o assegni, auto o case, ricordi di famiglia o titoli azionari… questa è una forma basilare della nostra civiltà. Niente può collegare tale fondamentale diritto alla evasione fiscale che è interamente da ascrivere alla iniquità della normativa fiscale e alla sua esosità unanimemente, universalmente ed esplicitamente riconosciute che, questo si, è certamente illegittimo ed anti costituzionale oltre che offensivo dei diritti umani più elementari. Quindi la incapacità asserita dalla macchina fiscale stessa di essere efficiente non può legittimare chicchessia a restringere la libertà del cittadino o la sua privacy.
Vincenzo Gulì
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
L'eroe dei 2 mondi e il Nottingham Forest. La maglia della nota squadra inglese si chiama Garibaldi!
di Vincenzo Gulì
Napoli, 4 luglio 2023
Per gli inglesi se il leggendario Robin Hood è l’eroe medioevale, indubbiamente quello dell’epoca storica contemporanea è Giuseppe Garibaldi.
Ciò sembra un’affermazione a prima vista strana e un po’ forzata ma questo articolo tra storia e sport ce la riporta prepotentemente alla mente.
Il tutto può farsi risalire al 1864 quando, come ricordato “incautamente” dal prof. Barbero, il franco- nizzardo ebbe l’unico trionfo popolare della sua carriera di mercenario guerrafondaio internazionale proprio nella Londra vittoriana.
Da lì l’ardito paragone con l’arciere di Sherwood, da lì la conferma degli enormi servigi fatti ai suoi padroni britannici con la distruzione dei rivali duosiciliani, da ciò l’idea di legare il suo nome e i suoi colori (per altro lievi variazioni delle giubbe rosse locali) alla squadra di calcio del Nottingham Forest. Con il beneplacito del governo Palmerston e, naturalmente, della Massoneria nella sua sede principale.
Nota di pubblicazione: La traduzione del sotto riportato striscione del Nottingham Forest: Il Garibaldi che indossiamo con orgoglio é quello nato nel 1865. In effetti i tifosi della squadra inglese hanno chiamato la maglia della loro squadra del cuore "Garibaldi". Per leggere l'articolo completo edito dalla rivista "Contrasti", cliccare qui.
INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE IN PRESENZA
Napoli, 28 giugno 2023
Viene reso noto che venerdì 7 luglio 2023 si terrà a Nola un incontro in presenza di sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste mediante una Convegno Meridionalista sulla falsa riga di quello fatto a Monteciorio. Durante l'incontro verranno commentate slides multimediali composte da filmati, file audio e proiezione di documenti storici che hanno la finalità di approfondire alcuni argomenti facenti parte del nostro risorgimento che hanno avuto un forte impatto nella creazione del divario socioeconomico tra il Nord e il Sud del Paese. Alla fine dell’incontro, ai presenti che la richiederanno e che ne avranno prenotato una stampa, sarà consegnata, gratuitamente, una copia della lettera che Giuseppe Garibaldi scrisse ad Adelaide Cairoli in data 7 luglio 1868 che ha ispirato la nascita e lo sviluppo del MARSS, oggi Azione Meridionalista. Per prenotare la copia basterà cliccare sul link «Prenota la lettera di Garibaldi» posto in alto a destra in ogni pagina del sito o inquadrare il QR code riportato sulla locandina e compilare il modulo di richiesta entro e non oltre 48 ore prima dell’evento.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
I leader meridionalisti
devono essere al di sopra di ogni sospetto altrimenti la brace risulterà assai
più cocente della padella.
Napoli, 8 giugno 2023
In
questo momento il meridione ha bisogno di essere compatto e non rassegnato, in
un Paese di formichieri essere formica può essere molto pericoloso. Il processo
in corso ci sta portando al recupero della nostra dignità. Come Cenerentola,
abbiamo trovato un Principe Azzurro (L’Europa) che ci ha ascoltato e
profondamente inciso su una nazione matrigna con tante sorellastre che per
varie ragioni sono in un momento di grande debolezza. Sarà molto difficile che
un popolo di formiche possa farcela e quindi è necessario, se proprio non
vogliamo essere o non siamo leoni, almeno essere orsacchiotti come diceva il
nostro compianto Massimo Troisi.
Per
portare un popolo al suo riscatto dopo tutto quello che ha dovuto subire sono
necessari leader vincenti ed affidabili che costituiscano l’ossatura portante
di un movimento e che abbiano le seguenti caratteristiche:
•
Coraggiosi e non recalcitranti nel senso che non devono essere pregati ad
assumere il ruolo in quanto devono anche desiderarlo.
•
Non ricattabili perché ricoprono ruoli alle dipendenze di aziende che possano
far valere il loro potere dissuadente verso chi svolge un ruolo politico.
•
Capaci di gestire il patrimonio umano dal quale attingere per realizzare una
forza in grado di affermare le ragioni meridionaliste che ci consentirà di
recuperare il gap sociale ed economico con il resto del Paese ma non solo. In
una passata esperienza ho letto in una relazione che un leader prevedeva che “
i migliori ci lasceranno ”. Questa affermazione possiede in sé i “bacilli”
della debolezza di una iniziativa politica. Un leader vincente deve circondarsi
di persone capaci e deve saper gestire la loro naturale esuberanza derivante
dalle capacità di cui la risorsa è dotata. Solo con gli “Yes man” non si va da
nessuna parte in quanto non si cresce e ci si appiattisce sulle proprie idee
che non vengono discusse con serietà. L’unico paletto deve essere costituito
dalla buona fede dell’attivista. In caso contrario lo stesso va allontanato
seduta stante. Come ho avuto modo di dire più volte bisogna difendersi dagli
ascari consapevoli mentre si deve lavorare su quelli inconsapevoli e l’unica
discriminante per capire chi abbiamo di fronte è la buona fede del
soggetto.
•
Non avere ideologie di destra o di sinistra e non appartenere o essere
riconducibili a partiti oramai sorpassati per non essere in conflitto di
interesse al momento in cui si devono prendere delle decisioni e mantenerle. La
Questione Meridionale non è né di destra e né di sinistra e quindi qualsiasi
ostacolo ad essa posto da queste fazioni ideologiche deve essere vissuto come
un ostacolo al conseguimento degli obiettivi meridionalisti.
•
Non essere eccessivamente intellettuali per non scollegarsi dalla base che
rappresenta il fine per il quale si lotta. Il popolo non è fatto di
intellettuali ma di gente comune che ha bisogno di credere in leader
affidabili. Il pastore deve condurre le greggi nell’interesse delle stesse e
non nell’altrui interesse e quando è chiamato a prendere delle decisioni lo
deve fare nel loro sovrano interesse. Fare l’interesse di una popolazione è
molto difficile in quanto la stessa è fatta di individui con interessi
personali o di gruppo. Gli obiettivi che devono essere perseguiti devono tener
conto del saldo finale atteso ma anche degli attesi saldi settoriali. I saldi
non sono solo economici ma anche sociali.
•
I leader di un movimento meridionalista devono costituire un Consiglio del
Meridione nel quale ogni leader deve contemperare il proprio potere decisionale
fermo restando un alto grado di autonomia. I temi meridionalisti sono di facile
identificazione e devono essere i soli ad essere affrontati dal Consiglio.
Qualsiasi altro tema, che può essere elemento di divisione, non deve riguardare
il Consiglio.
Per
quanto detto qualsiasi iniziativa volta a creare un nuovo movimento
meridionalista, mentre assolve al ruolo di sensibilizzare gli aderenti alle
tematiche del meridione crea anche elementi di divisione che ostacolano la
realizzazione di obiettivi politici comuni frazionando le forze. Dobbiamo
unirci per fare fronte comune. Come ho
già avuto modo di dire bisogna salire tutti sul treno anche se ognuno ha
programmato di scendere alla sua fermata, se il treno avrà forza raggiungerà il
Capolinea ma in caso contrario avrà raggiunto alcune fermate intermedie delle
quali ne beneficeranno tutti.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
*Batosta finale all'Autonomia Differenziata regionale - Per l'Unione
Europea mette a rischio i conti e amplia il divario nel Paese*
Napoli, 25 maggio 2023
*Tanto tuonò che piovve*. Gli avvisi inascoltati in Italia erano
stati tanti e ben diversificati per fonte. L'ultimo, il più autorevole, era
stato del Servizio del Bilancio del Senato a dichiarare i tanti punti deboli di
questo scellerato provvedimento. A rincarare la dose, che di fatto diviene *una pietra tombale*, sul provvedimento
è l'Unione Europea. Le motivazioni sono impietose, per i proponenti, e
concrete: *una eventuale applicazione
del provvedimento metterebbe a rischio i conti dello Stato e amplierebbe il
divario nel Paese*. Si contesta la possibilità di fare la riforma a saldo
zero nel caso si dovessero applicare i LEP (già contestabili NDR nel merito) il
cui finanziamento non può per definizione essere a saldo zero così come
previsto nel testo del provvedimento. Ho voluto leggere la stesura originaria
in inglese per verificare eventuali problemi di interpretazione che copia e
incollo per chi fosse interessato:
Fonte: *COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT 2023 Country Report* - Italy
Accompanying the document Recommendation for a COUNCIL RECOMMENDATION on the
2023 National Reform Programme of Italy and delivering a Council opinion on the
2023 Stability Programme of Italy
*Proposals to increase regional autonomy risk increasing the complexity
of the fiscal framework* - The
government adopted a framework law on regional differentiated autonomy. In
February 2023, it adopted a framework law with provisions to implement
differentiated levels of autonomy of regions with ordinary statute at the
request of the regions. This would both grant these regions wider competencies
and enable them to retain more resources, which would no longer be managed or
allocated at central level. Regions can only be granted this level of autonomy
following the definition of essential level of services and their financing,
which is a crucial and complex exercise, warranting detailed analysis and
thorough consultation of all stakeholders. The law requires that this reform
must be budget neutral for the general government budget. However, without
additional resources, it could prove difficult to provide the same essential
levels of services in regions with low historical expenditure, also due to the
lack of an equalisation mechanism. Overall, the reform envisaged under the new
framework law risks jeopardising the government's ability to steer public
spending. This could have a negative impact on the quality of Italy's public
finances and on regional disparities.
Le critiche sono evidenti e
le conseguenze di un eventuale applicazione del provvedimento sottintendono una
sostanziale sua bocciatura non fornendo una eventuale via di uscita.
*Chi conosce bene la genesi della legge impropriamente detta "del
34%"* sa che essa deriva dalla petizione 748/2015 fatta al Parlamento
europeo, che mi onoro di aver avviato nella parte delle "doglianze" e
concluso scrivendo la pagina 69 della stessa " le richieste". Essa fu
dichiarata ammissibile il 17 marzo 2016 e contiene il principio ispiratore
della stessa legge ovvero distribuire i contributi ordinari dello Stato in base
alla percentuale della popolazione che popola il territorio meridionale (circa
il 34%) che supera l'inaccettabile e ingiusta ripartizione definita "Spesa
Storica" circa il 20% del totale. Per chi volesse approfondire i dettagli
sulla petizione *cliccare qui*.
*Ma chi deve distribuire questi contributi?* Ovviamente le
amministrazioni centrali dello Stato (i Ministeri e la Presidenza del Consiglio).
Ma se l'Autonomia Differenziata sottrae risorse a queste amministrazioni, il
criterio demografico, altamente democratico e solidale, non è più rispettato.
Per aver ispirato questo criterio che è stato recepito da una legge dello
Stato, comprenderete che mi sento responsabile della sua piena attuazione e
difesa, negli anni scorsi non ho lesinato sforzi in tal senso.
In Azione Meridionalista riteniamo
questo punto basilare per un profondo rinnovamento dell'Italia. *Dobbiamo unirci nella verità e superare il
rapporto Matrigna – Cenerentola* che ci accompagna dal cruento processo di
unificazione nazionale e che impedisce un sano, equo, efficiente ed efficace
sviluppo del nostro Paese. *I tempi sono
maturi!*
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
La narrazione antimeridionale ha come
obiettivo le masse e il loro interessi
di Giancarlo Chiari
Napoli,
19 maggio 2023
Una delle ragioni principali della nascita
del MARSS nel 2008 poi costituito formalmente il 17 marzo 2011 (giorno in cui
si festeggiava il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia) divenuto poi Azione
Meridionalista è *la ferma opposizione alla narrazione
antimeridionale nata dal cruento processo di unificazione nazionale, totalmente falsa e destituita di
qualsiasi fondamento che ha creato il divario tra nord e sud del Paese
inesistente in precedenza*.
Come si sa la Storia la scrivono i
vincitori perché ne hanno un'assoluta necessità per gestire i territori
conquistati con la violenza e la menzogna senza il consenso delle popolazioni. Se
ci fosse stato consenso non ci sarebbe stata una violentissima guerra civile
nei successivi 10 anni dall'annessione al Regno di Sardegna.
*Ma
perché il vincitore deve riscrivere la Storia?*
Una volta sconfitta la resistenza con la
violenza deve "convincere" i sopravvissuti che avevano seri problemi
prima e che quelli attuali sono derivati dai primi. L'educazione alla minorità
è l'unico modo per gestire con mediocrità il potere conquistato con la violenza.
Una volta che la popolazione sottomessa si rende conto che è lei causa del suo
problema il gioco è fatto. Qualsiasi fallimento quotidiano viene imputato alla
scarsa capacità della popolazione che sebbene "aiutata" non riesce ad
emergere e recuperare il divario che man mano diventa sempre più profondo, un
pugile costretto a combattere con una mano legata. Veramente inaccettabile.
Ma il tempo è galantuomo e man mano che il
violento potere originario cala emerge sempre di più la "memoria
storica", quella basata sui fatti e non sulle opinioni, rivalutando le
origini e restituendo dignità a chi l'aveva persa.
*Ecco
un esempio particolarmente calzante e attuale di come la narrazione
antimeridionale svolge la sua spregevole azione.*
Premesso che nel territorio meridionale
esistono *gli ascari consapevoli e quelli inconsapevoli* (categoria
a cui appartenevo prima di diventare meridionalista) che "leggono" i
fatti deformandoli secondo la versione più piacevole alla Matrigna che
amministra Cenerentola. Perché? Per abitudine e per convinzione in buona fede
(l'inconsapevole) o per necessità di educare alla minorità (il consapevole,
strumento sul "libro paga" della Matrigna). Bene ciò premesso parto
con l'esempio: Come sapete la SSC Napoli ha vinto il Campionato italiano
2022/23 con 5 giornate di anticipo rispetto alle 38 disputabili. Questo è un fatto. Come possiamo ridimensionarlo?
Possiamo dire che le altre squadre erano poco competitive e che il Napoli
casualmente ha vinto per mancanza di avversari forti. Cosa succede *in una parte della massa* che ama il
calcio ed è di fede azzurra? Si convince che la propria squadra poi non è stata
così forte e che deve temere le altre squadre quando diverranno veramente
forti. *La paura!! * Diceva Beppe
Gillo che le entrate riconducibile ad essa rappresentavano il secondo fatturato
mondiale. Questo prima della pandemia 😊 .
Poi esaminiamo altri fatti e scopriamo che
in questo momento il calcio italiano è quello che ha più rappresentanze in
Europa, l'Inter è in finale di Champions League, la Roma in
finale di Europa League e la Fiorentina in finale di
Conference League. Il Napoli ha stracciato in campionato queste squadre
infliggendogli dai circa 15 ai circa 25 punti di differenza. La pilotata
gestione arbitrale dei 2 incontri con un nettamente inferiore Milan,
in Champions League, è riuscita a bloccare il Napoli inibendogli la possibilità
della finale. Bisognava salvare le due milanesi dal fallimento e far
vincere la Champions League al Manchester City. Questo Napoli era
l'unica squadra in Italia in grado di sconfiggerli (Ajax e Liverpool docet).
Dall’esempio di sopra appare chiaro come la
narrazione antimeridionale emerge e confligge con questi fatti. *Qui il Calcio c'entra molto poco*. Esso
è solo strumento di manipolazione. Ma noi di Azione Meridionalista siamo e
resteremo vigili e forniremo sempre una chiave di lettura basata sui fatti e
pertanto affidabile, in grado di sconfiggere qualsiasi narrazione
antimeridionale basata sul nulla. *Napoli
e il meridione meritano un posto nell'Italia e nell'Europa che conta e nessuna
sciocchezza verbale ci impedirà di raggiungere i nostri obiettivi*.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Autonomia differenziata: rilievi anche dal Servizio Bilancio Senato.
Napoli, 18 maggio 2023
Autonomia, rilievi dal Senato. Dopo l’Ufficio parlamentare di bilancio, il Dipartimento Affari legislativi della Presidenza del Consiglio e la Corte dei Conti, arrivano pure i rilievi del Servizio Bilancio del Senato.
“L’autonomia differenziata spacca l’Italia aumentando divari e diseguaglianze”. Lo ha affermato il Servizio Bilancio del Senato, anche se poi ha ammesso che si trattava di “Bozza provvisoria pubblicata per sbaglio”.
Per quanto provvisoria e non verificata, la bozza divulgata è stata preparata dal Senato in vista del ciclo di audizioni sull’autonomia differenziata e contiene critiche severe. Dall’analisi degli articoli emerge con chiarezza che ad essere penalizzate sarebbero ancora una volta le regioni del Mezzogiorno, oltre che l’intero Paese.
Del resto quelle critiche non sono isolate. Infatti, i tecnici del Senato hanno ribadito quanto avevano già evidenziato nelle precedenti bozze altri organi di verifica e controllo nazionali. Sia l’Ufficio parlamentare di bilancio, che il Dipartimento Affari legislativi della Presidenza del Consiglio e la Corte dei Conti, avevano mosso molte obiezioni in tal senso.
Questa volta il dossier del Senato rilancia tutti i rischi del progetto leghista che i meridionalisti non hanno mai smesso di evidenziare in Parlamento sin dall’inizio della scorsa legislatura.
Il dibattito viene da lontano
“Il dibattito sul Mezzogiorno si è assopito nell’agenda politica. Mentre deve tornare al centro. E l’occasione è proprio questo dibattito sulle autonomie“, sono le dichiarazioni che rilasciai a Libero in occasione di un importante evento a gennaio del 2019 che troverete nella rassegna qui sotto.
Infatti, nella scorsa legislatura organizzai un importante evento al Senato il 17 gennaio 2019 (qui trovate la Rassegna Gennaio 2019 su Autonomia); una conferenza stampa al Senato-VIDEO il 5 dicembre 2019, quando il Ministro Boccia era dall’altra parte. E poi ancora un evento insieme al Sen De Falco il 17 dicembre 2021 (Video)
Da allora sono trascorsi molti anni e finalmente anche i governatori di Forza Italia hanno fatto sentire la loro voce.
Oggi quelle preoccupazioni sono ancora attuali.
I tecnici del Senato, alla luce dei dati, hanno valutato in maniera oggettiva cosa sarà della coesione del Paese, del funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi da erogare ai cittadini, una volta che saranno attribuite tutte quelle materie che le regioni del Nord vogliono di loro competenza.
Le osservazioni, fatte da un organismo indipendente, come quello del Senato, vanno dunque portate all’attenzione del Parlamento.
Leggete cosa hanno scritto i tecnici del Senato su LinkedIn:
“Il costo dell’autonomia differenziata. La Costituzione italiana, al terzo comma dell’articolo 116, prevede “forme e condizioni particolari di autonomia” per le regioni a statuto ordinario. Il disegno di legge A.S. 615, presentato il 23 marzo dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, definisce i principi generali per l’attuazione di questa autonomia differenziata. Ma sarà possibile realizzarla senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che costituiscono il nucleo invalicabile di quei diritti civili e sociali, previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione? Il Servizio del Bilancio del Senato ha passato al setaccio il disegno di legge, rilevando alcune criticità. Nel caso, ad esempio, del trasferimento alle regioni di un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato (e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie), ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate. Le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive. E il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a comuni, province e città metropolitane da parte delle regioni differenziate potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione”.
Conclusioni
Il nostro Paese non ha bisogno di nuove regioni a statuto speciale che trattengano sul territorio una buona parte del gettito fiscale. In tal modo le regioni più povere potrebbero avere difficoltà ad acquisite le funzioni aggiuntive.
Riproporre, quindi, un modello di attuazione dell’Autonomia Differenziata già bocciata nel merito dai principali organi di verifica e controllo nazionali è paradossale e dannoso. La frammentazione delle politiche economiche produrrebbe effetti negativi che si riverserebbero su tutto il Paese.
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Il Servizio del Bilancio del Senato rileva le criticità dell'Autonomia Differenziata tra regioni proposta dalla Lega
Napoli, 18 maggio 2023
Il cerchio si stringe attorno all'infelice proposta della Lega che vorrebbe istituire una Autonomia Differenziata tra le regioni sottraendo preziose risorse dalle disponibilità dello Stato per darle alle regioni più "virtuose". Io penso che queste regioni sono senz'altro più virtuose a creare ulteriore debito pubblico per sostenere la loro "superiorità" e mantenere inalterato, se non peggiorare, il divario tra Nord e Sud del Paese, inesistente al momento dell'unificazione italiana.
La Matrigna chiede più disponibilità a scapito di Cenerentola, la ex proprietaria del suo castello preso con la forza e sottomesso.
Continuo ad affermare la mia posizione ovvero che questa Autonoma Differenziata non si farà mai ma ora ci sono altre ragioni per parlarne. Il mondo politico si è reso conto che l'argomento desta grande attenzione e questo significa poter attrarre consensi politici schierandosi dalla parte dello Stato e dell'Opinione Pubblica. Chi pagherà il maggior prezzo di questa "perdita di tempo"? Ma ovviamente la Lega che si ostina a portare avanti un provvedimento che nessuno vuole. Se dipendesse solo dal Sud probabilmente avrebbe avuto più chance ma non si è resa conto che sottrarre risorse e quindi potere allo Stato Centrale che le deve ridistribuire è cosa molto più complessa che potrebbe minare addirittura l'unione del Paese.
L'inizio del crollo dei consensi si è verificato senza dubbio alle elezioni regionali lombarde dove la Lega si è vista dimezzare il numero dei consiglieri passati da 27 a 14. Come non collegare questa pesantissima sconfitta al principale cavallo da battaglia leghista ovvero l'Autonomia Differenziata? Impossible! E chi ne ha beneficiato principalmente? Fratelli d'Italia! Notoriamente partito unionista.
Se la Lega non si ravvede è destinata alla profonda emarginazione politica che preclude alla sua scomparsa. Una ragionevole difesa degli interessi di un territorio ci sta ma non al prezzo di minare l'Unità nazionale. A buon intenditor ... poche parole.
Di seguito pubblico il post caricato su Linkedin dal Senato, il link stesso che porterà al documento e la Bozza Provvisoria su cui si è basato tale parere espresso dalla Servizio del Bilancio del Senato della Repubblica.
- Link al post del Senato su LinkedIn
- Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” BOZZA PROVVISORIA NON VERIFICATA
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Uno strano comportamento di una parte della stampa del Sud che merita approfondimento.
Una denunzia.
di Massimo Amadei
Napoli, 17 maggio 2023
Denuncio con rammarico ed anche un po' di nausea un comportamento diffuso tenuto da una porzione della stampa napoletana. Pochi istanti dopo aver vinto il nostro terzo scudetto, solo dal punto di vista aritmetico, giacché logica e meriti mostrati sul campo hanno di fatto assegnato il titolo al Napoli già da fine febbraio, si è messa in moto la penosa giostra di indiscrezioni, opinioni e pensieri volti a diffondere il panico tra la tifoseria partenopea, storicamente manipolabile dal punto di vista emotivo e non solo. Nemmeno il tempo di assaporare e gustare il trionfo che il sogno di poterlo replicare il prossimo anno è immediatamente stato stroncato da alcuni giustizieri che agiscono da perfetti cecchini dell’informazione (?) I burattinai ed indegni macchinisti di questo torbido spettacolo sono soprattutto tre giornalisti di cittadinanza napoletana, tre volti che si professano, falsamente, anche tifosi del Napoli salvo poi sparare a sangue freddo e discreditare l’operato di società , tecnico di turno e calciatori non appena possono ( sempre) Il subdolo comportamento di questi tre figuri è evidente, solo chi è capace di leggerne tra le righe il significato subliminale dei messaggi ad essi sottesi può notarlo e denunciarlo, ahimè non è capacità universale. Il vero obbiettivo che si cela dietro questi messaggi camuffati da pseudo notizie è chiaro: destabilizzare il tifoso del Napoli, distruggerne ab origine sogni ed aspirazioni, in poche parole violentarne la passione infliggendo colpi di scure alla fantasia ed al gusto appena assaporato della supremazia. Soprattutto in questi casi vengono infrante le regole deontologiche di corretta narrazione dei fatti; il giorno dopo Udinese - Napoli, il 5 maggio, gli ei fu del giornalettismo napoletano traggono dal cilindro le seguenti pseudo notizie e/o considerazioni personali:
1) Ciro Venerato:” Kim andrà via ha già firmato con lo United che eserciterà la clausola “ (oggi per la cronaca va dicendo col City); “Victor Osimhen andrà via perché se arriva un’offerta irrinunciabile devono cederlo” (faccio notare che ad oggi nessuna proposta seria è stata fatta al Napoli e che questa “notizia” sembra il segreto di Pulcinella). “Giuntoli ha già firmato con la Juve” (forse ci ha azzeccato ma è tutto ancora da confermare e comunque pur volendo si può anche rinunciare alle prestazioni di un Ds). “Spalletti è in forte dubbio” (sembra che le cose stiano diversamente e di molto)
2) Antonio Corbo: “ Il Napoli dovrà fare un mercato di rafforzamento perché la squadra da aprile non è esistita, ha accusato un calo evidente” ( magari non pensa che è accaduto perché lo scudetto era stato abbondantemente vinto). “Spalletti e ADL devono sedersi per discutere” (che notizia è? Questi incontri sono all’ordine del giorno in qualsiasi società che deve programmare una stagione sportiva”
3) Marolda: (esternazione da lui più volte fatta nel corso della stagione) ” Kim è l’anello debole della difesa del Napoli, ha colpe su quasi tutti i gol subiti” ( vabbè è una sua opinione e come tale va accettata al massimo confutata). “Il prossimo anno sarà impossibile ripetersi” (non vi bastano le figure di niente che avete fatto lo scorso agosto?)
Potrei continuare ma mi fermo qui per non tediarvi; però una domanda voglio porla: come mai la stampa del nord difende a spada tratta l’indifendibile che si tratti di prestazioni sportive e/o coinvolgimenti di squadre settentrionali in penosi casi di giustizia penale e sportiva mentre a Napoli dovete assistere in quasi totale acquiescenza a tale sfacelo di sporca e subdola disinformazione? Per carità qui non discutiamo sulla necessità giornalistica (e non solo) di alcuni “di arrivare primi” per motivi di competizione professionale fornendo indiscrezioni e possibili futuri sviluppi di trattative di mercato, né discutiamo sul dovere di critica imparziale della stampa al di là delle appartenenze calcistiche e territoriali, qui si discute semplicemente sul perché solo a Napoli ciò accade. Perché al nord non accade? ADL e Lucianone ancora una volta pensateci voi…
Nota del presidente di AM. Massimo Amadei mi ha inviato, in seguito a quanto pubblicato, un vocale che integra quanto scritto e suscita ulterori riflessioni e approfondimenti. Da ascoltare. Clicca qui per farlo
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
FILMATO STORIE - TRA MITO E REALTA' - "L'ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI"
Sergio Angrisano intervista Lorenzo Terzi e la direttrice Candida Carlino
Napoli, 16 maggio 2023
Filmato sull'Archivio di Stato di Napoli, 280 storiche stanze, che finalmente saranno messe a disposizione della gente, napoletani e turisti. Un contenitori di preziosissimi "tesori" della storia del meridione d'Italia. Nel filmato anche un mio intervento sulla lettera che Giuseppe Garibaldi scrisse ad Adelaide Cairoli il 7 luglio 1868 che fa di lui il primo meridionalista "non allineato". Le dichiarazioni fatte in questa lettera sono alla base del processo meridionalista con cui il MARSS prima e Azione Meridionalista poi stanno conducendo la loro azione volta a far conoscere aspetti mai evidenziati nella storia del nostro Paese del pensiero di uno dei padri della patria responsabile della cosidetta impresa dei mille.
Sergio Angrisano
Lorenzo Terzi, Sergio Angrisano e Giancarlo Chiari
Sergio Angrisano e Candida Carlino
Sergio Angrisano e Lorenzo Terzi
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
TRANSUMANESIMO: IL
CONTRARIO DI UMANESIMO?
di Antonio Vox
Presidente di “Sistema Paese” – Economia
Reale & Società Civile
Napoli, 12 maggio 2023
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Campionato italiano di calcio 2022/23 - La SSC Napoli vince il 3° scudetto dopo 33 anni.
Cosa é cambiato?
di Giancarlo Chiari
Napoli, 10 maggio 2023
Una Napoli vestita a festa saluta il 3° scudetto vinto nel campionato italiano dalla sua squadra del cuore. Uno scudetto molto sofferto in quanto vinto dopo 33 anni dall'ultimo. Sofferto perché, per i valori espressi in campo dalle squadre che Aurelio De Laurentiis ha schierato negli ultimi 11 anni (2012/2022) e il loro posizionamento in campionato (vedi immagine in basso), poteva arrivare molto prima e solo una gestione fallace di chi deve assicurare il corretto svolgimento del campionato italiano ha potuto ritardare. La sofferenza è stata, a prescindere dagli eventi sfortunati e dalle poche prestazioni insufficienti, determinata dal superamento di quella INVALICABILE linea rossa che divide un aiutino arbitrale da un vero e proprio illecito sportivo. Ma perché si è reso "necessario" superare tale limite. Ovvio, perché il Napoli in questi ultimi 11 anni è diventato così forte che solo alcuni dolosi interventi arbitrali (non solo nelle partite disputate dal Napoli) potevano opporsi a tale forza. E si è verificato dopo 162 anni un fatto unico che definisco meridionalista e non solo meridionale. La gente (milioni di persone in Italia e all'estero) si è così indignata da creare un'onda di dissenso non arginabile se non garantendo una corretta gestione delle partite. Quindi questo scudetto del Napoli lo si deve, unitamente alla prestazione eccezionale della squadra, a questo 12° uomo che più che in campo, durante le partite, ha agito fuori campo nelle settimane trascorse paventando un cartellino rosso alla amministrazione arbitrale nel caso si fossero verificati atti ostili palesemente illeciti. Milioni di occhi hanno iniziato ad analizzare con senso critico le decisioni arbitrali pronti a reagire con una unica voce indignata al comportamento scorretto del direttore di gara e del VAR. Questo, il presidente della SSC Napoli, Aurelio De Laurentiis, l'ha capito molto bene e inizialmente ha anche aspramente criticato l'andazzo degli anni scorsi attirandosi molte critiche ma del resto cos'altro avrebbe potuto fare? Poi sono successe alcune cose in rapida sequenza che hanno contribuito a rafforzare la credibilità di questo Napoli. L'accordo con Amazon è stato fondamentale per porre le basi per un forte incremento attuale e futuro delle entrate del Club, rafforzandolo da un punto di vista economico finanziario, puntando, facendolo diventare un vantaggio, su un triste fenomeno avvenuto in passato intimamente legato al cruento processo di unificazione nazionale che da fine '800 ha creato nel mondo in buona parte di esso comunità napoletane così popolose da superare la stessa Napoli per numero di abitanti. Sto parlando della emigrazione. Ebbene come un boomerang questo triste evento diverrà la base per il futuro riscatto della città e del meridione tutto (già ben avviato). Amazon garantirà in ogni parte del mondo l'acquisto di prodotti realizzati dalla SSC Napoli alle decine di milioni di simpatizzanti della squadra partenopea senza sottovalutare i servizi offerti da Amazon Prime Video che giocherà in futuro un ruolo crescente nella gestione dei diritti televisivi delle società di Calcio mondiali. Un partner internazionale per Napoli internazionale, una città che unisce il mondo tramite i suoi figli che lo abitano.
PRIME 3 POSIZIONI NEL CAMPIONATO ITALIANO NEGLI ULTIMI 11 ANNI DAL 2011/12 AL 2021/22
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare contro l'autonomia regionale differenziata
Modifica dell'art. 116, comma 3, e dell'art. 117, commi 1,2 e 3 della Costituzione
Napoli, 18 aprile 2023
Recentemente un gruppo promotore che intende agire contro l'autonomia regionale differenziata, proposta dal ministro leghista Calderoli, ha messo a punto una serie di modifiche che interessano gli articoli 116 e 117 della nostra Costituzione. Questo per togliere al dettato costituzionale dei due articoli, quelle basi su cui si fonda la proposta leghista. Di seguito i link per scaricare la documentazione per comprendere meglio i dettagli della proposta:
Lettera Villone con link per firma online - Teso DDL - Nota illustrativa DDL costituzionale riforma titolo V
L'iniziativa va nella direzione di una modifica degli articoli che hanno permesso l'ideazione di questa criticabile soluzione e pertanto non vedo controindicazioni al suo sostegno anche se preferirei qualcosa di più radicale ovvero la pronuncia della Corte costituzionale sull'argomento visto che è oggettivo che l'autonomia regionale differenziata confligge con i fondamentali (sono i primi 12 articoli) artt. 2, 3 e 5 della Costituzione.
Per quanto attiene il consenso politico al provvedimento leghista direi che la pesantissima sconfitta elettorale subita dalla Lega alle recenti votazioni in Lombardia, che si è vista dimezzare ( da 27 a 14 ) il numero dei consiglieri in regione, va nella direzione di una sfiducia verso il provvedimento che è stato il cavallo di battaglia leghista nella fase pre-elettorale. Anche la Lombardia è decisamente contraria all'applicazione dell'autonomia differenziata regionale.
Ritornando alla Costituzione, la distanza tra gli artt. 2, 3 e 5 con il 116 e il 117, la definirei siderale e pertanto questi ultimi devono inchinarsi ai primi ( i fondamentali ) per ragioni gerarchiche. L'impatto dell'applicazione delle norme dell'autonomia differenziata regionale è palesemente incostituzionale in quanto porterebbe alla progressiva disgregazione del nostro Paese in quanto mina la coesione e la solidarietà tra chi abita i diversi territori italiani.
In un passato articolo, visionabile scorrendo in basso, ho segnalato che anche una sola regione italiana basterebbe per adire alla Corte costituzionale e che invece di modificare il 116 e il 117 sarebbe proprio il caso di rivedere l'impianto regionale italiano così come è divenuto dal 1970 ad oggi. Non abbiamo bisogno di dividerci in tanti territori andando contro quello che è l'ineluttabile processo mondiale di globalizzazione ( concentrazione) ma piuttosto di suddividere il territorio in poche regioni macro ridando lustro alle provincie. L'eccessiva divisione territoriale ha portato danni oramai calcolabili ad occhio e va annullata nonostante la volontà contraria di politici interessati ad una poltrona.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Reddito
di base incondizionato, Mezzogiorno e Costituzione
di
Mariella Vitale
Napoli, 28 marzo 2023
Ogni
buon meridionalista sa bene quanto sia giusto celebrare la Festa della
Repubblica il 2 giugno, anziché l'unificazione italiana il 17 marzo. Il 2
giugno 1946 si avvera, dopo un secolo dai moti del 1848, il sogno di Giuseppe
Mazzini dell'Italia una, libera, repubblicana, restituendo al popolo la
sovranità e la possibilità di incidere sui destini comuni del paese, da Nord a
Sud. Peccato che tra la teoria e la pratica ci sia di mezzo un abisso.
La Costituzione,
elaborata dall'Assemblea eletta nello stesso giorno in cui si è reciso ogni
legame con la monarchia sabauda, rappresenta, più che un traguardo raggiunto,
uno standard elevatissimo a cui tendere, che renderebbe giustizia anche
al Meridione.
Se si
esamina il testo con la dovuta attenzione, tenendo conto delle sue profonde
implicazioni, appare chiaro come la mancata attuazione della Costituzione
italiana abbia danneggiato soprattutto il Sud, dove il lavoro, che dovrebbe
essere un diritto di tutti, scarseggia, le diseguaglianze aumentano, insieme
alle povertà morali, materiali e culturali, ai diritti negati, al lavoro nero,
all'emigrazione, alla dispersione scolastica, alla delinquenza.
Stiamo
assistendo, come purtroppo era largamente prevedibile, alle enormi difficoltà
con cui procedono gli investimenti legati ai fondi del PNRR (che ha la sua
ragion d'essere proprio nel soccorso alle aree svantaggiate d'Europa), a causa
delle lentezze che caratterizzano da sempre l'amministrazione dello Stato e
degli Enti Locali e, soprattutto al Sud, della carenza di funzionari esperti,
capaci di elaborare progetti validi in poco tempo, dalla vigilanza che si deve
avere per evitare infiltrazioni criminali nell'assegnazione degli appalti.
Appare
evidente come sia necessario pensare anche ad altre misure più immediate ed
efficaci, in un Paese come l'Italia, in cui negli ultimi decenni, anche
e soprattutto a causa dell'assenza di un reddito minimo garantito, fino
all'introduzione recente del Reddito di Cittadinanza, i salari negli ultimi
trent'anni, sono diminuiti anziché aumentare, a differenza di tutti gli altri
paesi dell'area OCSE.
Se si
immagina l'introduzione in Italia di un Reddito di Base Incondizionato, ossia
di un accredito mensile destinato a tutti indistintamente, lavoratori e
non, stessa somma di poco inferiore alla soglia della povertà, da Nord a
Sud, a uomini e donne, a partire, ad esempio, dai dodici anni, non si farà
fatica a intuire perché una tale misura, dando attuazione assai più concreta
alla Costituzione, contribuirebbe a restituire al Mezzogiorno tanti diritti e
opportunità negate, in maniera semplice e veloce.
“La
sovranità appartiene al popolo” recita l'art.1, ma in un paese in cui solo
il 60% tra i 15 e i 65 anni lavora (ISTAT) non vi è sovranità possibile per chi
in quel 40% non ha reddito. In Germania, per fare un raffronto, la
popolazione che lavora raggiunge il 79%.
L'art.2,
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,
e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale”, vale solo per chi ha un buon impiego degnamente
retribuito, ormai sempre più raro, soprattutto al Sud.
L'art.
3, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti
i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”,
è pressoché del tutto disatteso.
Gli
esperti sanno bene, a differenza di un'opinione pubblica troppo spesso
distratta e superficiale, come nascere da una famiglia svantaggiata, in un
quartiere disagiato, rappresenti un punto di partenza non raffrontabile con
quello di chi nasce in una famiglia benestante, in un quartiere centrale.
Il lavoro
su cui è fondata la Repubblica è, come specifica l'art.4, un'attività o
funzione che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria SCELTA, che concorra al progresso materiale o
spirituale della società”, il che non ha nulla a che vedere con un mercato del
lavoro disfunzionale, distopico e iniquo come quello attuale. Ma, se ci
pensiamo, non ha nulla a che vedere col mercato del lavoro in sé, che esclude
il contributo fondamentale del lavoro volontario di cura e assistenza
familiare di bambini, anziani, invalidi, ecc., come esclude il volontariato
essenziale di chi sfama i poveri, ripulisce le spiagge e altri luoghi pubblici,
cura la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici dei piccoli
centri non turistici, costituisce un baluardo anticrimine e tanto altro ancora.
E non ha nulla a che vedere con la pretesa odierna di imporre un lavoro
purchessia ai percettori dei sussidi di povertà e disoccupazione.
Si
potrebbe continuare così con molti altri articoli della Carta fondamentale
della Repubblica Italiana, ma ricordiamo, in particolare, il n° 38, “Ogni
cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha
diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno
diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di
vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione
involontaria”.
Una
volta elaborato lo stridore insopportabile tra la Carta e la realtà, iniziamo a
considerare l'impatto che avrebbe l'introduzione di un reddito di base
incondizionato in un contesto simile, in luogo dei vari bonus, borse di
studio, sussidi di disoccupazione, povertà, disabilità, ecc.: restituirebbe a
tanti ragazzi svantaggiati opportunità formative, che spesso sfumano per
mancanza di mezzi; al cittadino inabile al lavoro una sussistenza libera da
pastoie burocratiche, magari con un importo maggiorato; al cittadino non
lavoratore la libertà di cercare e trovare un impiego davvero utile alla
società (ve ne sono molti inutili o addirittura dannosi, tenuti in piedi forzosamente,
solo per evitare ricadute sociali) e consono rispetto alle sue possibilità,
attitudini e aspirazioni, il che vorrebbe dire anche farne un lavoratore più
motivato e produttivo; al cittadino lavoratore un più elevato potere
d'acquisto, capace di rafforzare la domanda aggregata e spingere la
crescita, consentendo un maggiore gettito fiscale e con esso la riduzione
del debito pubblico e l'offerta, da parte dello Stato, di maggiori e
migliori servizi, nei comparti dell'istruzione, della ricerca, della sanità,
della giustizia, dell'ordine pubblico, ecc., creando altro lavoro davvero
utile.
Tutto
questo porterebbe benefici da un lato all'altro della Penisola, senza creare
ulteriori discordie e rancori tra regioni ricche e povere, tra lavoratori e
disoccupati, tra poveri e impoveriti.
Non a
caso l'Iniziativa Cittadina Europea per il Reddito di base incondizionato
(raccolta firme che impegna la Commissione Europea a trattare coi governi dei
paesi membri i temi in oggetto), conclusasi nel giugno dello scorso anno,
faceva riferimento all'obbiettivo, conforme ai trattati comunitari, di ridurre
le diseguaglianze e “le disparità regionali, al fine di rafforzare la coesione
economica sociale e territoriale
all'interno dell'UE”.
Spetterebbe
al legislatore il compito di individuare eventuali soglie Isee, tali comunque
da includere tutto il ceto medio, così come il compito di trovare le coperture
finanziarie, attraverso una riforma fiscale davvero organica,
ordinata e progressiva, che sposti il prelievo dal lavoro al consumo e dalla
produzione alla rendita, come viene raccomandato dall'Unione Europea e
dalla Corte dei Conti, oltre che attraverso imposte su attività e prodotti da
scoraggiare (carbon tax, plastic tax, sugar tax) o da remunerare (data
tax).
Si
tratta senz'altro di un progetto impegnativo, che richiede molti mesi di
studio, elaborazione e pianificazione, ma si tratta anche di un percorso
possibile, a partire da un eventuale progetto pilota riservato ai senzatetto
(ve ne sono circa 96 mila in Italia) e da un'implementazione graduale, passando
per giovani e donne svantaggiati delle regioni meridionali, arrivando poi a
tutti, con un piano pluriennale capace di far rientrare di anno in anno le
cifre necessarie nelle rispettive manovre di bilancio.
Salario
minimo, orari e periodi di lavoro ridotti per tutti, sono perfettamente complementari
a questa riforma radicale, ponendo le basi per un nuovo assetto
socio-economico e il presupposto per la creazione di molti posti di
lavoro sostenibile, non delocalizzabile, gratificante, legato a comparti della
pubblica amministrazione, della cultura, della libera ricerca, del turismo,
dell'arte, dello spettacolo e intrattenimento, che ne avrebbero una
notevole espansione.
La documentazione
disponibile sulle varie sperimentazioni del reddito di base incondizionato
nel mondo è copiosa e facilmente accessibile attraverso il sito istituzionale
dell’associazione BIN Italia (Basic Income Network). https://www.bin-italia.org/
L'auspicio
è che i legislatori possano iniziare al più presto a considerare seriamente tale
opzione e a studiarla a fondo, per restituire validità alla Legge madre della
Repubblica Italiana, sovranità effettiva e non solo teorica a tutto il popolo,
giustizia e contrasto alle diseguaglianze, a partire dal Sud, una assai
maggiore qualità della vita per tutti.
AGGIORNAMENTO PETIZIONE 147 DEL 30.11.22 EX 1133 DEL 12.07.22
Di seguito la copia della comunicazione ricevuta dalla prima commissione affari costituzionale del Senato in seguito alla richiesta di informazioni circa l'iter della petizione 147 del 30 novembre 2022. Leggi il testo della petizione - Clicca qui per visualizzare ed essere aggiornato sull'iter della petizione
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
La vera storia si fa strada nei libri di testo delle scuole
Napoli, 21 marzo 2023
Si dice che la Storia la scrivono i vincitori ed io rispondo sempre che il Tempo è galantuomo e molte volte rimette a posto le cose. Vi segnalo questa pagina di un libro di testo Pearson "Noi dentro la storia" ad utilizzo nelle scuole medie. Appaiono per la prima volta i legittimi primati del meridione d'Italia tenuti nascosti per circa 160 anni in quanto fastidiosi alla narrazione antimeridionale di cui è intrisa ( ancora per poco ) l'Italia. Del resto come poteva la Campania del 1861 essere al primo posto per produzione industriale senza avere corrispondenza in termini di primati? Ed ecco apparire le calabresi Acciaierie di Mongiana e il loro indotto che permise all'industria metalmeccanica di Pietrarsa di realizzare treni, vagoni e strade ferrate e ai Cantieri di Castellammare di costruire la prima nave a vapore italiana e la prima nave in ferro.
Ora alle scuole e ai loro insegnanti il compito di diffondere queste verità restate troppo tempo nascoste. Segnalo anche il libro di testo della Nuova Italia ( anno scolastico 2018/19 ) che fa terminare il fenomeno del brigantaggio da intendere come vera e propria guerra civile. Mai più Briganti ma Resistenti.
I giovani potranno studiare la vera storia d'Italia ma chi informerà i circa 40 milioni di persone che hanno studiato una storia vecchia e superata? Questo sarà l'impegno di Azione Meridionalista nei prossimi anni. Mediante incontri via web e in presenza diffonderemo quella verità a lungo nascosta e ci concentreremo sui danni psicologici subiti dalla popolazione italiana intesa nella sua totalità. Il problema non ce l'ha solo Cenerentola.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Autonomia con il binocolo. Stop di Confindustria e Cattolica
Napoli, 21 marzo 2023
I tre paletti posti dal vice presidente degli industriali stanno a significare che sull’Autonomia le richieste delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna saranno respinte. Anche l’Università Cattolica boccia la riforma.
Calderoli temeva che fossero alcuni ministeri a fare melina nella definizione dei Lep per impedire al suo progetto di riforma di andare avanti e mantenere il potere a Roma. E aveva anche aggiunto che in tal caso lui avrebbe tolto il disturbo.
Invece lo stop è arrivato proprio dagli industriali. Ed è un ostruzionismo non da poco. Tre i paletti posti dall’ organizzazione delle imprese sul disegno di Autonomia differenziata:
- non deve compromettere l’unità nazionale;
- vanno escluse dalle richieste le materie strategiche per l’economia;
- non devono esserci risvolti negativi per la spesa pubblica;
La posizione degli industriali è stata saggiamente illustrata durante un convegno dello Svimez sull’Autonomia differenziata. Il vice presidente degli industriali, Grassi, ha spiegato le ragioni della loro posizione:
“Siamo in un momento in cui parlare di competitività dei territori è riduttivo. Ad esempio sulle reti energetiche o su quelle della comunicazione l’industria nel mondo sta affrontando le sfide del 5.0 mediante grandi sistemi organizzati. Usa e Cina hanno messo sul piatto cifre inimmaginabili. Non è dunque possibile che in Italia queste scelte possano essere declinate da campanilismi regionali invece che da scelte comuni condivise dentro il mercato unico europeo”.
Il sogno di costituire quel “grande Nord” di Calderoli &Co fondato proprio sulle reti infrastrutturali e immaginato agli albori del leghismo, dovrà dunque infrangersi. Calderoli potrà guardare quel sogno dal binocolo perchè non sarà consentito al Nord di gestire autonomamente porti, aereoporti, autostrade e ferrovie. Questi temi riguardano materie strategiche per l’economia nazionale.
E non si tratta di egoismo, lo hanno già dimostrato gli elettori penalizzando la Lega!
Calderoli infatti aveva dichiarato:
“Chi al Sud contesta l’Autonomia è un egoista rispetto al Nord, perchè in questo modo, in Italia, ci sono 12 regioni del centro nord che danno più di quello che ricevono e altre 8 regioni che ricevono più di quel che danno”.
Nel dibattito sui risvolti negativi per la spesa pubblica è intervenuta anche l’università Cattolica. L’Osservatorio conti pubblici dell’università, ha bocciato la riforma.
Se finora nessuno era stato in grado di indicare a Calderoli l’articolo o il comma con cui si voleva dividere il paese, adesso il messaggio gli è arrivato “chiaro” dal mondo delle imprese. Se ne faccia una ragione.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Anche Confindustria si schiera contro l'autonomia differenziata delle regioni
Napoli, 21 marzo 2023
Altro duro colpo per la visione leghista del grande Nord. Anche Confindustria muove critiche oggettive contro chi vorrebbe l'autonomia differenziata tra le regioni italiane. Che il disegno si stia incrinando, perdendo ogni giorno pezzi è evidente anche dopo la debacle della Lega alle ultime elezioni regionali in Lombardia dove è passata da 27 a 14 consiglieri dimezzando di fatto la sua forza propositiva. Il dato è molto interessante anche per un altro aspetto "storico" che oramai si perde nella notte dei tempi. Agli inizi degli anni 2000 fu proprio la Lega a pubblicare sul suo organo di stampa, La Padania, 44 articoli di una giornalista di centro destra, Angela Pellicciari, aprendo il vaso di Pandora. Come sa chi mi conosce bene ho iniziato il mio percorso meridionalista nel 1998 e quindi ero molto attento a tutti le fonti che potessero confermare le mie convinzioni meridionaliste. Conservo ancora questi articoli pubblicati se la memoria non mi inganna nel 2002. Di cosa parlavano? Della Storia proibita ovviamente, di come il Sud era stato trattato dopo l'unità di Italia. Le menti leghiste dell'epoca volevano la secessione e trovarono particolarmente finalizzante pubblicare sulla Padania questi articoli meridionalisti per accendere gli animi e raggiungere lo scopo di dividere l'Italia. Ovviamente mentre si pubblicavano questi articoli i loro futuri leader cantavano "Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani". Chiaramente a loro di cosa pubblicava la Padania non interessava niente, le convinzioni e i luoghi comuni dovevano essere reiterati anche se andavano contro le verità che venivano pubblicate. I furbi leghisti volevano aizzare gli animi ma ad oggi con il cerino in mano ci sono rimasti loro. La lega in Italia oramai è un fenomeno in via di estinzione, nel sud non hanno mai fatto breccia ma ora il dimezzamento dei voti della Lombardia è cartina tornasole degli andamenti futuri, l'estinzione è oramai vicina e con essa la volontà di dividere una Italia che sebbene nata con un cruento processo nazionale esiste con tanti problemi che solo una forza unificatrice basata sulla verità di quello che è successo in questi 162 anni potrà risolvere. E' venuto il momento di unire la gente nella verità.
INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE IN PRESENZA
Napoli, 20 Marzo 2023
Viene reso noto che venerdì 31 marzo 2023 si terrà a Forlì un incontro in presenza di sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste mediante una presentazione indice. Durante l'incontro verranno commentate slides multimediali composte da filmati, file audio e proiezione di documenti storici che hanno la finalità di informare i presenti su alcuni argomenti facenti parte del nostro risorgimento che hanno avuto un forte impatto nella creazione del divario socioeconomico tra il Nord e il Sud del Paese. Alla fine dell’incontro, ai presenti che la richiederanno e che ne avranno prenotato una stampa, sarà consegnata, gratuitamente, una copia della lettera che Giuseppe Garibaldi scrisse ad Adelaide Cairoli in data 7 luglio 1868 che ha ispirato la nascita e lo sviluppo del MARSS, oggi Azione Meridionalista. Per prenotare la copia basterà cliccare sul link «Prenota la lettera di Garibaldi» posto in alto a destra in ogni pagina del sito o inquadrare il QR code riportato sulla locandina e compilare il modulo di richiesta entro e non oltre 48 ore prima dell’evento.
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Partecipazione a Convegno
Napoli, 17 marzo 2023
Ieri alle 19:30 si è tenuto a Castellammare di Stabia presso il Circolo Internazionale il convegno: Regno delle 2 Sicilie - La storia bandita organizzato da Maria Criscuolo dell'associazione MOICA - Donne attive in famiglia e società con la moderazione di Ennio Biondi e i relatori Vincenzo Gulì e Ennio Apuzzo.
A.M. ha presentato alcune slides di orientamento al meridionalismo.
Gli argomenti trattati dai relatori hanno suscitato un grande interesse stimolando una auspicata riflessione in chiave meridionalista.
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Partecipazione al Talk Show
"Punti di Vista"
conduce Sergio Angrisano
Napoli, 03 marzo 2023
Stasera a partire dalle 19:20, parteciperò in diretta al programma TV di TLA "Punti di Vista" condotto da Sergio Angrisano sui canali 116 e 117 del digitale terrestre. Ovviamente parteciperò in qualità di Presidente di Azione Meridionalista ( ex MARSS ) si parlerà di tematiche meridionaliste con un focus sulla Stazione Bayard di Napoli, capolinea della storica Napoli Portici con delle inedite informazioni ed immagini fornite dall'Archivio di Stato di Napoli.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Meridionalismo: Quante bandiere 😊
Napoli, 3 marzo 2023
Il meridionalismo, quello vero, ha vinto un’altra battaglia.
Sono lontanissimi i tempi in cui nel lontano 1998 quando iniziai a parlare di meridionalismo la gente voleva mettermi la camicia di forza.
Tutto molto comprensibile. Se qualcuno ti dice una cosa che non trova riscontro nel “sentito dire” viene considerata con titubanza, incredulità, sospetto e ostilità. Come diceva Arthur Schopenhauer: Tutte le verità attraversano tre stadi, nel primo vengono ridicolizzate, nel secondo vengono violentemente contestate, nel terzo vengono accettate come evidenti.
Il mondo necessita di apostoli della verità anche se di solito sono questi ultimi a pagare le conseguenze iniziali del loro dire e fare. Dal 1998 ad oggi sono passati circa 25 anni e ne ho viste di cose accadere. Professionisti della scrittura che hanno intuito la grande opportunità che il filone nascente forniva. Molti hanno anche tentato la carriera politica: ma senza amore e solo per interesse si fa poca strada anche se hai qualche santo in paradiso disposto a fornirti un po' di visibilità nei mass media che contano.
Ma meridionalismo non è fatto solo di revisione storica ma anche di comportamenti oramai perduti che aborrivano l’ipocrisia come modus operandi consolidato. E ora sta accadendo qualcosa di comprensibile anche se di potenzialmente pericoloso. Il consenso diventa meridionalista, la gente a livello nazionale, inizia a capire che è necessario cambiare profondamente i comportamenti e comincia a rivalutare cose disprezzate in passato solo perché la verità del vincitore imponeva tale condotta. Politici e addentellati di professione iniziano a sposare il meridionalismo in quanto avvertono che il vento è cambiato. Ma sono credibili? Ovviamente no! Non sanno comportarsi da meridionalisti e non lo saranno mai.
PRIMA
DOPO
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Autonomia differenziata
Conferenza Stato Regioni del 2.3.23
Calderoli pigia sull'acceleratore rischiando
lo scontro frontale con il muro costituzionale
Napoli, 3 marzo 2023
Ieri si è tenuta la Conferenza Stato - Regioni sull'Autonomia Differenziata tra regioni italiane, il ministro Calderoli ha presieduto la stessa utilizzando la delega conferitagli dal Presidente del Consiglio dei ministri. Contro il suo provvedimento scenderanno in piazza, il 13 marzo, molti sindaci italiani riuniti in una manifestazione a Roma. Ovviamente il provvedimento, non ancora sottoscritto e pubblicato, dovrà essere illustrato in Consiglio dei ministri e successivamente, senza colpi di mano, dovrà essere esaminato dalla Prima Commissione affari costituzionali.
Si sono schierati al suo fianco, a favore dell'Autonomia Differenziata, oltre alle tre regioni proponenti, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, i presidenti di alcune regioni del Sud che riporto sotto in fotografia. Noto con una certa soddisfazione che non vi è la regione Campania. Vedremo in seguito se è una assenza tattica in chiave ascara o genuina. 😊
Di lato potrete leggere alcune informazioni tecniche di grande interesse che ci dicono che le regioni contrarie (non quelle astenute) potranno agire presso la Corte costituzionale così come potranno fare, con un percorso più tortuoso, altri soggetti.
In attesa di ricevere il documento formale firmato dal ministro Calderoli che riporterà i dettagli di quanto deciso nella riunione di ieri che pubblicherò appena ne avrò la disponibilità, Azione Meridionalista si darà da fare come un buon cane pastore per portare le pecorelle smarrite nel proprio ovile senza che corrano il rischi di rimanere senza riparo. (To be continued ...)
CHI PUO' ADIRE ALLA CORTE COSTITUZIONALE
L'accesso al giudizio di legittimità
( Fonte: Consiglio regionale dell'Abruzzo)
La Corte Costituzionale, con maggiore frequenza che negli anni passati, ha avuto occasione di pronunciarsi diverse volte in relazione al parametro della copertura finanziaria delle leggi ed ha emesso sentenze di rilievo sul tema. Ai sensi dell’art. 134 Cost. alla Corte Costituzionale è affidato il giudizio sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; il giudizio sui conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato, fra lo Stato e le Regioni e fra le Regioni; il giudizio sulle accuse promosse nei confronti del Presidente della Repubblica; il giudizio sull’ammissibilità del referendum abrogativo ai sensi dell’art. 2 della Legge costituzionale 1/1953. Lo studio che segue intende soffermarsi sulle questioni che riguardano il sindacato di legittimità costituzionale delle leggi regionali in materia di copertura finanziaria con particolare riferimento al parametro di cui all’art. 81 della Costituzione. Il parametro nel giudizio di legittimità costituzionale è costituito dal termine di confronto attraverso cui sindacare la costituzionalità dell’atto impugnato ed è il dato normativo sulla base del quale la Corte rileva o meno la sussistenza del vizio di legittimità; in sostanza, esso è rappresentato dalle disposizioni costituzionali che si assumono violate da parte delle norme contestate. Con la legge costituzionale 3/2001 la rilevanza del parametro viene esplicitata al 1° comma dell’art. 117 Cost., ove legge statale e legge regionale sono poste sul medesimo piano e dove si precisa che la potestà legislativa dello Stato e delle Regioni deve esercitarsi «nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Per accedere al giudizio di legittimità costituzionale l’art. 127 della Costituzione e la legge costituzionale 1/1948 prevedono due modalità diverse: il giudizio in via principale e quello in via incidentale. I soli soggetti legittimati ad impugnare una legge di fronte alla Corte Costituzionale in via principale sono lo Stato e le Regioni. Non è dunque configurabile nel nostro ordinamento la legittimazione ad adire la Corte da parte di altri soggetti, quali i singoli cittadini che lamentino la lesione di diritti fondamentali. Con le modifiche introdotte dalla legge costituzionale 3/2001 il procedimento per impugnare le leggi regionali ha subito profondi cambiamenti. In particolare sono stati aboliti tutti i controlli preventivi, equiparando la posizione delle Regioni a quella dello Stato. La revisione della Costituzione ha modificato l’art. 127 Cost., prevedendo che il ricorso di legittimità da parte dello Stato e delle Regioni per sollevare problemi di incostituzionalità riguardo leggi statali e regionali è successivo: esso deve essere esercitato entro sessanta giorni dalla pubblicazione delle leggi. Permane la differenza tra ricorso statale e ricorso regionale con riguardo ai vizi di legittimità denunciabili. Infatti, la Regione può contestare una legge dello Stato o di altre Regioni soltanto quando la sua sfera di competenza subisce delle limitazioni ed il relativo ricorso è promosso dal Presidente della Regione, previa delibera della Giunta regionale. Con la recente sentenza n. 236/2013 la Corte costituzionale ha confermato che «le Regioni sono legittimate a denunciare l’illegittimità costituzionale di una legge statale anche per violazione delle competenze proprie degli Enti locali” perché la «stretta connessione in particolare [...] in tema di finanza regionale tra le attribuzioni regionali e quelle delle autonomie locali consent(e) di ritenere che la lesione delle competenze locali sia potenzialmente idonea a determinare una vulnerazione delle competenze regionali» (sentenze n. 298 del 2009, n. 169 del 2007, n. 95 del 2007, n. 417 del 2005 e n. 196 del 2004).». Sempre nella sentenza poc’anzi citata, si richiama anche una costante giurisprudenza della Corte: «le Regioni sono legittimate a denunciare la legge statale anche per la lesione di parametri diversi da quelli relativi al riparto delle competenze legislative ove la loro violazione comporti una compromissione delle attribuzioni regionali costituzionalmente garantite o ridondi sul riparto di competenze legislative (ex plurimis, sentenze n. 128 e n. 33 del 2011, n. 156 e n. 52 del 2010). Nel caso in esame l’automatica soppressione di tutti gli enti strumentali degli enti locali impedisce che questi possano svolgere anche le funzioni eventualmente conferite ai medesimi dal legislatore regionale nell’esercizio delle proprie competenze legislative. Risulta evidente, pertanto, che la questione, se pure sollevata in relazione agli artt. 3 e 97 Cost., coinvolga anche le attribuzioni costituzionali delle Regioni.» Di contro, lo Stato può impugnare una legge regionale per denunciare il contrasto con qualsiasi parametro di legittimità costituzionale. Mentre la Regione deve dunque dimostrare la concreta invasione di una sfera di competenza propria, il Governo non deve dimostrare un concreto interesse a ricorrere, in quanto agisce a tutela dell’ordinamento giuridico complessivo. In definitiva, soltanto lo Stato e le Regioni possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, cosicché gli altri soggetti che non possono adire direttamente il Giudice delle leggi hanno comunque la possibilità di intervenire in via incidentale. Il ricorso davanti alla Corte in via incidentale va promosso nel corso di un giudizio di fronte ad un’autorità giurisdizionale. Nel corso di qualunque processo,sia le parti sia il giudice (giudice a quo) possono sollevare questione di legittimità costituzionale. Stante a quanto previsto dall’art. 23 della legge 87/1953, il giudice a quo deve comunque verificare la sussistenza di due presupposti fondamentali all’avvio della procedura: la questione deve essere «rilevante e non manifestamente infondata.»
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Una classifica senza testa
La matrigna svelata
Napoli, 27 febbraio 2023
A volte quando vedo accadere cose che rinforzano la mia convinzione meridionalista, resto
ancora perplesso e mi domando … ma può mai essere possibile? In me, il punto
interrogativo (?) di “Decrescenziana” memoria, è sempre fortissimo e si oppone ostinatamente
al punto esclamativo(!) delle affermazioni granitiche. Poi ritorno in me e penso … ma se dici sempre che esiste una classe dirigente che ha il debole
atteggiamento della matrigna perché ti meravigli?
Ecco il
fatto che, se non avesse un impatto negativo su più fronti, sarebbe da
considerare con una certa ilarità.
Ieri mattina l’Inter ha perso con il Bologna
e su DAZN (società televisiva autorizzata in esclusiva a trasmettere le partite
della serie A) si commenta nel primo pomeriggio la classifica per la quale il
Milan potrebbe raggiungere con una vittoria l’Inter che occupa il secondo posto
dopo del Napoli che ha la bellezza di 18 punti di vantaggio, attuale capolista
della classifica.
Ora di
squadre che hanno dominato il campionato ce ne sono state tante ma è la
prima volta che viene proiettata la schermata che ho pubblicato in basso.
La
capolista è sparita e la classifica inizia dal secondo posto.
Come
dicevo se non ci fossero motivi per piangere ci sarebbe da sbellicarsi dalle
risate. La mia chiave di lettura è la seguente: Il Napoli capolista dà così
fastidio (anche visivo) che qualcuno ha deciso non farlo apparire. Ma perché:
forse perché una lezione di calcio da Cenerentola non è ammissibile? Forse perché
pubblicizzarla può creare entusiasmo a favore della stessa. Non so darmi altre
spiegazioni. Ai posteri l’ardua sentenza. 😊
INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE
Napoli, 27 Febbraio 2023
Venerdì scorso, 24 febbraio, si è tenuta la seconda riunione web di presentazione e sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste con la nuova denominazione di Azione Meridionalista dopo le tantissime realizzate negli ultimi 20 anni sia in presenza che via web dal MARSS (Movimento Associativo per la Revisione della Storia del Sud Italia). L'incontro iniziato alle 20:30 é finito alle intorno alle 22:30 e dopo la condivisione di alcune slides commentate dal relatore, si è dibattuto sui punti affrontati e ci ha permesso di chiarire le modalità operative con cui A.M. porterà avanti il suo impegno. Per poter dare la propria disponibilità alla partecipazione ad una prossima riunione, non ancora calendarizzata, basterà prenotarsi cliccando sul seguente link e digitando la password azione1861 tutto minuscolo e senza spazi ( senza modificare l'indirizzo E-mail che apparirà ) Accedi da qui
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Azione Meridionalista a Bari
Assemblea triennale FENIMPRESE
Napoli, 24 febbraio 2023
Ieri alle 15:30 si è tenuta l'attesa assemblea triennale di Fenimprese di Bari presso la Villa De Grecis intitolata "SUD - Una grande opportunità". L'evento è stato organizzato dal presidente provinciale Paolo Scicutella. A. M. è stata invitata ad intervenire per presentare il suo punto di vista e fornire quelle informazioni necessarie per avviare a soluzione la centenaria questione italiana che ha determinato l'attuale divario socioeconomico tra Nord e Sud del Paese. E' stata consegnata alla fine dell'incontro una targa celebrativa dell'evento.
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Incontro Web in Formazione
Stiamo organizzando un nuovo incontro online su tematiche meridionaliste
Si sta sviluppando il nucleo di partecipanti per la prossima riunione web di A.M. su tematiche meridionaliste che si terrà venerdì 24 febbraio p.v. alle ore 20:30. L'incontro consiste in una presentazione iniziale dell'associazione e delle sue finalità seguita da un dibattito tra i partecipanti sulle questioni affrontate. Per partecipare, per chi non lo avesse già fatto in precedenza, cliccare sul seguente link clicca qui e, senza modificare l'indirizzo E-mail che apparirà, digitare nel campo password azione1861 (senza spazi e tutto in minuscolo). Compilare i campi del modulo e confermare cliccando sul tasto Invia . Nel caso fosse già stato raggiunto il numero massimo di partecipanti, la prenotazione, senza la necessità di un ulteriore inserimento dati, varrà per gli incontri che verranno organizzati successivamente. Le data e gli orari saranno comunicate in tempo utile agli interessati.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Perché disuguaglianza; Perché successivamente all’annessione del Regno
delle Due Sicilie al Regno di Sardegna e la costituzione dell’unità d’Italia
concretizzatasi alla fine delle Prima guerra mondiale lo status “COLONIALE” dei
territori meridionali e insulari si è andato sempre di più aggravando con il
passare degli anni. Questa situazione mantenuta, anche, durante il ventennio ha
disegnato un’Italia a tre velocità come i primi treni con carrozze di I° - II°
e III° classe; Scaglionamento che veniva applicato anche nei piroscafi che
solcavano l’oceano, con rotta verso le Americhe, con le stive stracolme di
emigranti di III° classe provenienti sempre dal meridione e dalle isole. Con la
nascita della Repubblica si era sperato in un riequilibrio della appartenenza
ad una nazione così male sviluppatasi. Qualcosa è avvenuto è stata eliminata la
III° classe mantenendo, comunque, quella situazione nella quale la disparità di
trattamento tra i territori si evidenziava sempre più forte. È stato
valorizzato un “NORD” territoriale più produttivo “con le braccia e le menti
del SUD” e quindi sempre e comunque favorito rispetto agli altri territori. Vennero
costituiti venti sotto governi regionali con i quali si è tornati a sperare
nella correzione di questo errore macroscopico che tutti hanno sempre portato
avanti. Dopo 75 anni di Repubblica si sta cercando di approvare una legge
definita “AUTONOMIA DIFFERENZIATA PER LE REGIONI A STATUTO ORDINARIO”; E qui
sorge una prima domanda per correggere cosa? In una nazione che nel 2022
raggiunge, grazie alle Regioni, un ragguardevole debito pubblico pari a 2.762
miliardi come si può pensare di raddrizzare la disuguaglianza esistente? Il
sistema ci può essere basta guardare ai nostri confini oltralpe alla “SVIZZERA”
che con il “FEDERALISMO” e il potere nelle mani dei cittadini mantiene uno
status equo e solido su tutto il territorio nazionale. Il federalismo elvetico
suddivide le risorse provenienti da una tassazione al 22% nel seguente modo: 8%
ai Comuni - 8% ai Cantoni e il 4% alla Federazione con piena autonomia per i
tre sistemi di autogoverno nel rispetto di alcune Leggi fondamentali ed il
potere in mano ai cittadini che lo esercitano a tutti i livelli accettando o
rifiutando, attraverso lo strumento del “REFERENDUM” tutte le decisioni
politiche e amministrative. Cari politici italiani: Voi non volete questa forma
di assetto della nazione, solo perché non siete disposti a rinunciare al
“POTERE ACQUISITO” e non siete pronti a “SERVIRE IL POPOLO E NON I POCHI”. Questo,
purtroppo, arriva dalla sottomissione alla “NATO” (cioè America) e agli accordi
europei con i quali è stata permessa la costituzione di paradisi fiscali in
Olanda “per le imprese” e in Lussemburgo “per le banche”; cosa che ci ha fatto
perdere 40 miliardi di tasse che vanno in questi paradisi. Adesso che si
ragiona di FEDERALISMO voi italiani siete pronti ad acquisire la vostra vera
“SOVRANITA’” partendo dai Comuni ultimo baluardo della “DEMOCRAZIA”?
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Perché le forze meridionaliste stentano ad unirsi.
Un meridionalismo credibile e realizzabile
Napoli, 15 febbraio 2023
Molti mi chiedono perché le forze meridionaliste non riescono ad aggregarsi in un movimento unitario ed io rispondo sempre: non è così facile. Lo scenario è complesso tra una Italia tradizionalista che non accetta il revisionismo in atto e inarrestabile e chi invece dice di accettare il nuovo corso ma pretende obiettivi ad oggi irraggiungibili. Dal 2013 ho preso parte ad alcuni tentativi meridionalisti che si sono arenati per scarsa organizzazione e poca determinazione. A volte i vertici dei movimenti erano più inclini a gestire il fenomeno piuttosto che a determinarlo e indirizzarlo lasciando campo libero alle preziose risorse interne purché credibili e in buona fede. Il meridionalismo di A.M. è unitarista e vede come il fumo negli occhi l’autonomia differenziata delle regioni. Fino al punto di immaginare, in estrema ratio, una cancellazione delle stesse o in via mediana una concentrazione in 3 macroregioni. Ci stiamo sempre più rendendo conto che il problema è stato determinato da una eccessiva suddivisione in piccole regioni che tra l’altro costano molto. Non è facile avere una visione unitaria quando alcuni movimenti meridionalisti portano avanti i principi di una autonomia che porterebbe ad un ulteriore indebolimento del Paese. Il mondo tende alla globalizzazione con economie di scala sempre più ampie e qualcuno vuole andare nella direzione opposta polverizzando gli interessi facendoli divenire sempre più locali. Recentemente mi hanno inviato la locandina, posta di fianco a destra, di un interessante fenomeno meridionalista che è riuscito addirittura a nominare 2 parlamentari nel ridotto Parlamento italiano, un deputato e una senatrice. Ho ascoltato i loro interventi e come era comprensibile si battono per il loro territorio richiedendo al governo interventi specifici per lo stesso. Troppo poco. Invece di Sud chiama Nord potrebbe chiamarsi Sicilia chiama Nord. Ma come dargli torto sono un fenomeno siciliano perché dovrebbero avere a cuore gli interessi di altri territori. In passato non riuscimmo a fare squadra perché dovremmo riuscirci ora? La Sicilia chiede l’autonomia. Il meridionalismo l’Unità nella Verità. A buon intenditor … poche parole.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Chi era Pericle? Egli è stato
un politico, oratore e militare ateniese attivo durante il periodo d'oro della
città, tra le guerre persiane e la guerra del Peloponneso (431 a.C. - 404
a.C.). Di cosa parlava? La libertà di cui godiamo si estende anche alla
vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo
mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo
liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a
fronteggiare qualsiasi pericolo. Come costruì la Democrazia e le Città
Stato? «Il nostro sistema politico non si propone di imitare le leggi di
altri popoli: noi non copiamo nessuno, piuttosto siamo noi a costituire un
modello per gli altri. Si chiama democrazia, poiché nell'amministrare si qualifica
non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza.» Una breve premessa per comprendere
la nascita della “DEMOCRAZIA” “dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e
κράτος, krátos, «potere»”. Quindi “POTERE AL POPOLO”. Ora veniamo a noi al 1945
“FINE DELLA 2° GUERRA MONDIALE” e dobbiamo partire da un assunto; Cioè il ruolo
dell’Italia in questa guerra. l’Italia partecipò attivamente in questa guerra
al fianco dell’alleato germanico, quindi, era una nazione belligerante che
venne sconfitta alla pari della Germania. Per questo motivo nei trattati di
pace di Parigi del 1947 all'Italia fu imposto di pagare come risarcimento dei
danni provocati durante la guerra 360 milioni di dollari americani, di cui
100 milioni all'URSS, 125 alla Jugoslavia, 105 alla Grecia, 25 all'Etiopia e 5
all’Albania. Quindi si conferma che l’Italia è stata una nazione sconfitta che
rimase sotto il controllo degli alleati anglo-americani. Costoro, dovettero
dare all’Italia, una parvenza di libertà e quindi si avviò una fase costituente
per costruire un nuovo “STATO” e una nuova forma di “GOVERNO” che portò alla
“COSTITUZIONE”. La nascente “REPUBBLICA” doveva nascere “FEDERALE” “secondo il
consiglio dell’alleato e controllore americano”. Ci fu però uno scontro
ideologico dovuto all’alto tasso di “ANALFABETISMO” dell’epoca che si chiuse
con un compromesso: La nascita di una “REPUBBLICA RAPPRESENTATIVA”. Cosa
significa in breve: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle
forme e nei limiti della Costituzione”; Quindi i cittadini dovevano scegliere i
loro rappresentanti; Questi, una volta eletti, dovevano fare l’interesse della
comunità. Ma questo purtroppo non è mai avvenuto perché i partiti
trasformarono, nell’immediato, la “RAPPRESENTANZA” in “POTERE PARTITOCRATICO”. Ed
ecco che i cittadini “potendo scegliere il loro rappresentante” ebbero
l’illusione di essere rappresentati mentre, nella realtà, sono stati sempre governati
sotto il potere e il volere dei partiti. Questo sistema di governo che possiamo
definire oligarchico si concluse, a causa dei molti errori dei partiti, nel
1993 e aprì la strada all’avvento del “LEADER” che peggiorò ancora di più il
sistema. È stata abbandonata la “LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE” e ne furono
inventate tante tra maggioritario, finto proporzionale, listini bloccati fino a
quando i cittadini non ebbero più la possibilità, neanche, di scegliere il
rappresentante; Questo perché, oggi, i candidati li scelgono i partiti e al
popolo resta la “SOVRANITA’” di mettere una croce su un simbolo. Questa é
l’attuale “DEMOCRAZIA”. E loro, i leader e i partiti, non si preoccupano,
minimamente del fatto che, oggi oltre il 60% di votanti non si reca alle urne
determinando che una minoranza governi su una maggioranza. Come risolvere il
problema? Se per la validità dei “REFERENDUM” viene chiesto un “QUORUM” del 50%
+ 1 degli aventi diritto; Per le elezioni quanto dovrebbe essere questo quorum?
E se, invece, torniamo a “PERICLE” e alle “CITTÀ-STATO” dove il popolo fa le
leggi e il politico le mette in atto non sarebbe più democratico? Una soluzione
semplice, non accettata dai partiti, la “DEMOCRAZIA DIRETTA” derivante
dall’assunto che la “NAZIONE” Italia appartiene al popolo e non ai partiti. Se
si correggono i “VULNUS COSTITUZIONALI” su tale argomento e si afferma in via
definitiva che “LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO” che la esercita “SENZA
FORME NE LIMITI” tutti i problemi di “FALSA DEMOCRAZIA” verranno risolti. www.italiamia.org .
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Elezioni regionali: Lega perde primato. Elettori vogliono Repubblica unita
Napoli, 15 febbraio 2023
Il fenomeno Lega dopo i livelli raggiunti è destinato ad un lento declino perché l’Italia vuole essere Unità. Perde colpi al Sud e al Nord, in particolare nelle sue roccaforti storiche. Gli elettori vogliono un Paese coeso.
Analisi del voto: Il voto delle regionali era una sorta di tagliando per il governo, ma gli esiti nonostante l’astensionismo (al voto solo 4 su 10), hanno premiato le forze di governo confermando il successo del centrodestra sia in Lombardia che in Lazio. Regione quest’ultima che era stata governata da PD e M5S. Quando vinci con tanti punti di scarto, il segnale che danno gli elettori, anche quando non vanno a votare, è il seguente: nel caso della Lombardia gli elettori – nonostante le peripezie di Fontana – dicono che ha governato bene e lo riconfermano, distinguendo i pesi tra le forze di maggioranza, nel caso del Lazio dicono che il centrosinistra ha governato male e lo penalizzano.
Il populismo è forse stanco?
Nel centro destra la Lega esulta ma in realtà ha perso il primato proprio nella sua roccaforte. Ciò lascia ben sperare sul fatto che adesso il disegno sull’autonomia regionale, avrà un cammino tutto in salita. Se la strategia del governo di assecondare il vessillo di un alleato in difficoltà ha dato i suoi frutti (acerbi), è pur vero che adesso Salvini non può più contare su una maggioranza dei numeri, perché in Lombardia ha perso ben 13 consiglieri, mentre Meloni è passata da 6 a 22 consiglieri regionali. Gli elettori hanno fatto vincere gli unionisti, hanno capito quale classe dirigente premiare affinché ci sia più coesione. Quindi non ci sono più i numeri per far passare l’Autonomia! Già la Lega dopo le ultime batoste alle elezioni politiche era smarrita ed impaurita. Ora con il crollo avuto nelle regioni storiche dovrà prendere atto che non può più riproporre una soluzione che mina profondamente l’unità del Paese. Gli elettori lombardi hanno compreso il pericolo e gli hanno fatto pervenire il preavviso. Certo adesso Bossi avrà meno alibi per contestare la guida della Lega di Salvini e magari non ci saranno più eletti ribelli tra i leghisti. Ma se Romeo sul Corriere sostiene che: “Noi rafforzati, porteremo avanti l’Autonomia”, sbaglia di grosso e vediamo perché.
I numeri confermano che l’unica forza politica che può esultare per la vittoria del centro destra è Fratelli d’Italia. Perdono colpi gli altri partner dell’alleanza. Ecco i numeri:Astensionismo così alto
Il livello di astensione fa riflettere molto non solo sul grado di accettabilità della classe dirigente ritenuta sotto gli standard minimi, ma anche sulla istituzione Regione. Emerge che le Regioni, che pure devono avere un ruolo importante senza creare la Repubblica di Arlecchino, non sono al centro del cuore delle persone. Il degrado dei servizi pubblici in Italia (si pensi alla sanità regionale o ai trasporti regionali) e il giudizio negativo sul funzionamento complessivo delle regioni si traduce nella fuga dalle urne piuttosto che con la protesta.
L’astensionismo così alto, dovuto questa volta in prevalenza ad una perdita di affluenza degli elettori di sinistra, deve tuttavia ispirare molta prudenza nell’azione di governo del centro destra.
Ma l’astensionismo è anche uno schiaffo all’Autonomia.
Chi voleva l’ Autonomia differenziata? La Lega! La diserzione delle urne va letta anche come uno stop alle ansie disgregatrici di un certo ceto politico e dice chiaramente che gli italiani – alle prese con troppe difficoltà economiche – aspirano non solo ad un Paese più unito, ma più attento alle difficili sfide della globalizzazione che richiedono un assetto compatto e non un disordinato assemblaggio di micropoteri infarciti da egoismo. Le opposizioni non hanno giocato la partita delle regionali. Eppure, il Paese ha bisogno che ci sia una opposizione degna di questo nome. Così la nostra democrazia è malata.
Il terzo polo in Lombardia è stato punito pur avendo cercato di cannibalizzare Forza Italia, che si conferma perno portante al centro della coalizione. Emblematiche le parole del dimissionario segretario lombardo di Azione: “Risultato fallimentare, le nostre scelte incomprensibili”. Insomma, l’ambizione di creare il terzo polo è velleitaria, come avevano già dimostrato le elezioni politiche. Non ha funzionato nemmeno il m5s che perde sia nel Lazio dove si presenta da solo pur avendo amministrato in giunta con il PD, che nella Lombardia dove si presenta in coalizione. Le dichiarazioni un po’ ruvide di Conte, che ammette la sconfitta, dimostrano che il m5s più che un alleato potenziale del PD è un feroce competitor. Al centro sinistra sarà pure rimasta solo Sanremo ma il risultato del PD è un risultato di tenuta. In effetti c’è stata un’offensiva fallita verso il PD dovuta al doppio assalto da parte del terzo polo e del m5s, proprio durante il suo congresso in cui è alla disperata ricerca di una strategia e di una identità, capaci di dare una prospettiva politica credibile per il Paese. Solo dopo si potranno valutare le alleanze. In Basilicata, ad esempio, dopo l’esito elettorale disastroso per il centro sinistra si punta sulla freschezza delle donne per sfidare Bardi e il centrodestra. Chissà!
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Le regionali in Lombardia
Per la Lega si consiglia "l'estrema unzione"
di Giancarlo Chiari
Napoli, 14 febbraio 2023
Ieri tornavo a casa prima del previsto (intorno alle 17:00) e ascoltavo in auto Radio Uno che commentava i risultati elettorali della Lombardia. Sembrava che la Lega avesse retto e che Fratelli d’Italia non avevano sfondato “non creando problemi nella maggioranza di governo”. Un po’ deluso circa le mie aspettative, in quanto avevo previsto un crollo verticale dei consensi leghisti, sono arrivato a casa. Ho acceso il PC e ho iniziato a controllare facendo il raffronto con le ultime regionali. Potete immaginare la mia meraviglia quando ho concluso il confronto. Mi sono reso conto che anche il servizio pubblico nazionale ha perso la sua oggettività. In buona sintesi non ci si può fidare neanche di Rai Uno. Allora per meglio chiarire il mio pensiero ho pensato di realizzare il quadro sinottico pubblicato in coda in modo che ognuno possa farsi la sua idea.
Cosa dire ... oramai chi dovrebbe informare fuorvia e quindi esiste l’obbligo di farsi i conti da sé. Dopo questa amara considerazione vorrei esprimere il mio punto di vista su quello che mi stava e sta più a cuore e che mi ha spinto ad avere un interesse particolare sulle elezioni lombarde.
Chi voleva l’autonomia differenziata? La Lega! A dir la verità il sogno è stato coltivato anche dalla sinistra in epoca precedente. Ma hanno vinto decisamente gli unionisti e quindi se ci fosse stato bisogno di ribadirlo ancora: non ci sono i numeri per farla passare. Già la Lega rappresentava uno striminzito consenso a livello nazionale ma ora con il crollo avuto nelle sue roccaforti storiche dovrà prenderne atto e mai più dovrà riproporre questa soluzione che mina profondamente l’unità del Paese. Con questo voto anche la Lombardia si è pronunciata! Il fenomeno Lega dopo il suo apice di qualche anno fa è destinato ad una non eccessivamente lenta scomparsa. L’Italia vuole essere Unità … nella Verità.
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Autonomia regionale, riforma frettolosa senza futuro per la bandiera
Napoli, 9 febbraio 2023
È giusto toccare l’assetto istituzionale del Paese mediante una legge quadro sull’ Autonomia frettolosa, anacronistica e pericolosa per la tenuta della sua bandiera? Il Nord crede veramente di poter andare avanti da solo senza temere svantaggi? Con l’istituzione delle regioni a statuto ordinario, la rincorsa del sud nel tempo è arretrata rispetto al centro nord. I dati Svimez sul Pil pro capite dimostrano che il rapporto tra Mezzogiorno e centro-nord, cresciuto negli anni sessanta, si è arrestato dagli anni settanta in poi passando da oltre il 60 per cento al 56 per cento attuale. Se questa coincidenza temporale ha qualche significato, accentuare ulteriormente il regionalismo, trasferendo altri poteri e competenze, sicuramente non favorirà il mezzogiorno. Ma in ogni caso spezzettare le competenze significherà più efficienza o viceversa costituirà un elemento di degrado delle funzioni che erano centralizzate?
Perché l’Autonomia è anacronistica? Viviamo un’ epoca in cui le crisi sistemiche si accavallano tra loro. Siamo forse appena usciti da una guerra contro un virus e ne abbiamo un’altra che mina la pace, mettendo in crisi gli equilibri energetici, ambientali ed alimentari. L’incertezza dello scenario geopolitico ha ulteriormente accresciuto la volatilità e anche la speculazione delle quotazioni internazionali dei cereali e dei semi oleosi. Con questo scenario il Nord crede veramente di poter andare avanti da solo senza temere svantaggi da un’Autonomia differenziata? Quale lezione possiamo ricavare dall’esperienza?
1) Se pensiamo alla riforma del Titolo V della Costituzione
La lezione del trasferimento alle Regioni di competenze legislative concorrenti in molte materie non può non tener conto degli effetti disastrosi che ha già provocato. I numerosi conflitti di attribuzione e i contenziosi sfibranti tra Stato e Regioni ancora oggi impegnano la Corte costituzionale a porre rimedio.
La lezione del trasferimento alle Regioni di competenze legislative concorrenti in molte materie non può non tener conto degli effetti disastrosi che ha già provocato. I numerosi conflitti di attribuzione e i contenziosi sfibranti tra Stato e Regioni ancora oggi impegnano la Corte costituzionale a porre rimedio.
2) Se pensiamo al sistema sanitario pubblico
La lezione della pandemia ci pone non pochi dubbi sulla efficienza delle regioni. Un sistema sanitario basato su incentivi di mercato, ci costringe ad ammettere il totale fallimento della legislazione lombarda nel rispondere alla crisi pandemica. Il loro progetto di Autonomia nella sanità non ha funzionato.
Nel 2015 Maroni con L. R. N 23/2015 propose una revisione della legislazione sanitaria in senso autonomista. Il Governo Renzi (Ministra Lorenzin) per non impugnare la legge di Maroni, chiese alla Regione di considerarla come norma sperimentale dando un termine di 5 anni per la sua valutazione.La scadenza della sperimentazione in concomitanza con l’anno pandemico, purtroppo, ha evidenziato tutti i limiti della soluzione adottata in Lombardia per effetto di una catena di comando non adeguata a causa di vuoti nell’ambito delle competenze. Il tentativo di sostituire le ASL (ente previsto dalla normativa nazionale che fissa i principi fondamentali a cui il sistema sanitario regionale deve attenersi) con altre sigle regionali ATS e ASST ha creato una tale confusione nel sistema sanitario lombardo, da rimanere colpito più duramente rispetto ad altri sistemi regionali.
Tanto è vero che le inefficienze hanno prodotto:
1. due zone rosse per invio di dati errati al Ministero dalla Lombardia;
2. incapacità a far decollare la campagna vaccinale a causa dell’assenza di un sistema valido per le prenotazioni dei vaccini. Un problema risolto sostituendo la Società acquisti di Regione Lombardia-ARIA con Poste Italiane;
3. la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo;
4. i mancati tracciamenti dei contagi;
5. l’ inadeguatezza della medicina territoriale;
6. le dimissioni forzate dell’assessore regionale della Lega, capro espiatorio.
Insomma, possiamo affermare che la crisi sanitaria globale non può essere superata senza assicurare sistemi sanitari pubblici di alta qualità. Questo perché l’Italia riconosce il diritto alla salute non solo come un obiettivo politico, ma anche come un obbligo legale. L’articolo 32 della Costituzione Italiana impone che il paese e le sue regioni realizzino il diritto alla salute al massimo delle sue possibilità. In tal senso il regionalismo non è una risposta efficace!
3) Se pensiamo al sistema educativo pubblico
Dovremmo ammettere il decadimento qualitativo, strutture fatiscenti (il caso Bramante a Matera è sintomatico) ed un peggioramento della qualità dell’insegnamento. La scuola è stata, sin dal 1861, la prima e più importante manifestazione dell’ unità d’Italia. Nel tempo, abbiamo assistito ad un impressionante calo della qualità dell’insegnamento. L’introduzione di criteri di analisi della qualità (prove Invalsi) ha certificato un’ omologazione di massima della scuola del Nord Italia con le altre scuole europee e un grave ritardo formativo della scuola del Sud. Con la nuova riforma si consentirà di introdurre nuovi ordinamenti scolastici. Il Veneto, ad esempio, pensa di adottare lo studio del dialetto veneto, con conseguente retrocessione della lingua italiana.
4) Se pensiamo al sistema di trasporto pubblico
Le statistiche del divario interno che sinora non sono state azzerate, non possono trascurare la questione dei trasporti, delle ferrovie, delle strade, dei porti e degli aeroporti. Il federalismo lasciato a sé stesso, senza controllo da parte dello Stato, ha creato effetti devastanti nei trasporti. Il numero dei treni circolanti, ogni giorno, nell’intero Meridione è inferiore a quello della sola Lombardia, con elevati tempi di percorrenza. Per percorrere una stessa distanza, al #sud ci vuole il doppio del tempo rispetto al #nord. Uno studio della Banca d’Italia mette in luce il divario infrastrutturale Nord-Sud, con più infrastrutture e maggiore efficienza al Nord, in particolare in Lombardia, e un sistema sempre più lacunoso man mano che si scende verso Sud. Le risorse destinate alla spesa pubblica per investimenti fissi lordi e dei trasferimenti in conto capitale alle imprese erano il 4,5% del Pil 12 anni fa, mentre oggi è sotto il 3% con la quota del Sud e Isole che si è ulteriormente ridotta e continua a calare dal 2015.
La riforma Calderoli sull’autonomia differenziata
È giusto allora toccare l’assetto istituzionale del Paese mediante una legge quadro sull’ Autonomia frettolosa e pericolosa per la sua tenuta, in nome di una cambiale elettorale? Cosa è cambiato nelle varie bozze di proposta sull’Autonomia che il ministro Calderoli, sollevando molte polemiche, ha sottoposto al vaglio del Consiglio dei ministri ? Poco!
Il Parlamento resta sempre ai margini sulle Intese con le regioni
Nel processo di approvazione delle intese fra Stato e Regione il Parlamento è completamente esautorato, sia durante l’elaborazione dello schema dell’intesa – è previsto un “atto di indirizzo non vincolante” – sia nell’approvazione di un testo che non può essere emendato. Il governo resta unico dominus. Ogni regione che chiede più poteri dovrà stringere un’intesa con il governo mentre il Parlamento verrà chiamato con un voto di fiducia a fine percorso.Il Parlamento resta sempre ai margini sui Livelli Essenziali delle Prestazioni – LEP
Diritti fondamentali come i LEP vanno disciplinati per legge o con atti amministrativi? Ebbene, i LEP saranno definiti con Dpcm, atti amministrativi senza possibilità di essere sottoposti a referendum o censura da parte della Consulta. E senza risorse. Si andrà avanti solo per le Regioni ricche dato che le altre dovranno attendere che vengano trovate le risorse stimate da alcuni esperti in svariate decine di miliardi (50-100 miliardi). La previsione attuale non stabilisce alcun finanziamento dei LEP e ciò comporta il rischio che sia ripristinato il vecchio criterio della spesa storica.
Una disgregazione irreversibile
L’accordo tra Stato e singola regione avrà una durata non superiore a dieci anni ed è stato esteso – da 30 a 60 giorni – il termine entro il quale il Parlamento potrà esaminare lo schema di intesa preliminare. Tuttavia, una volta suddivise le risorse, il personale, le sedi e tutti gli aspetti collegati alla competenze trasferite in capo alle regioni, il percorso inverso risulterebbe assai difficoltoso, se non impossibile. E quale è allora la vera ragione di tanta fretta per cui la stessa Conferenza delle regioni è stata bypassata nell’esame della proposta di Autonomia differenziata?
La ragione è politica ed elettorale
Se da un lato, la Cgia di Mestre ha sostenuto che l’autonomia piace alle regioni più ricche del Nord perché danno di più al Paese sul piano fiscale di quanto ricevono. Dall’altro, le imminenti elezioni regionali in Lombardia e Lazio sono uno snodo cruciale anche per la politica nazionale. In Lombardia quale sarà la tenuta della Lega? Se i risultati dovessero scendere sotto il 10% le fibrillazioni si potrebbero ripercuotere anche in Aula a Roma. La Meloni, dunque, ha dovuto concedere una chance alla Lega. Un atto di solidarietà nei confronti di un alleato in estrema difficoltà.
Dopo le elezioni regionali cosa succederà?
La riforma andrà avanti oppure no? Sono in molti ad auspicare che, in Parlamento, il testo approvato venga ulteriormente migliorato, affinché l’Italia eviti di infilarsi con disinvoltura in un vicolo cieco e insidioso. Ma non dimentichiamo che nel 2001 anche la sinistra utilizzò la strategia della propaganda e, nel disperato tentativo di catturare voti leghisti, portò a segno la riforma del Titolo V. Ancora oggi al Nord tanti del PD appoggiano apertamente o di nascosto la riforma Calderoli, compreso l’aspirante segretario Bonaccini o lo stesso Majorino. Tuttavia, la decisione del governo Meloni di assecondare la bandierina della Lega sull’ Autonomia un effetto l’ha provocato: compattare le opposizioni che sul tema annunciano una dura battaglia di piazza. Tra le opposizioni, molti temono che dare maggiori gradi di autonomia ad alcune regioni non farà altro che incrinare la coesione e l’unità nazionale, aumentando i divari, mentre si afferma di volerli ridurre in modo significativo con il PNRR anche con la volontà dell’Europa di colmare le forti diseguaglianze tra Nord e Sud. Non sono solo le opposizioni (con un PD a fasi alterne) a far sentire la loro contrarietà verso l’Autonomia differenziata, ma anche i corpi intermedi. Confindustria è contraria, i sindacati sono contrari, i sindaci del Recovery Sud sono contrari, gran parte delle regioni sono contrarie, i ceti professionali si sono opposti, come pure i medici e i costituzionalisti, i vescovi della Cei a Benevento si sono schierati contro, il Presidente Mattarella è intervenuto due volte con il suo autorevole monito, Svimez ed altri illustri economisti fanno sentire spesso il loro parere contrario. È particolarmente attivo il ruolo del Prof. Viesti, autore del famoso libro “Verso la secessione dei ricchi?”. Anche molti giornalisti con la divulgazione hanno aiutato molto le coscienze e sposato la causa, tra cui Esposito, Aprile, Cannavale ed altri. Qualcuno anche con la pretesa, talvolta non sincera sino in fondo, di aiutare il proprio contesto. Ma il marketing editoriale da solo non basta, molti lettori sono rimasti delusi….
Poi c’è un vasto arcipelago di movimenti e di meridionalisti più o meno attivi, ma sono ancora pochi quelli che contano politicamente. A tal proposito è doveroso un avviso ai nuovi aspiranti: chi ha causato guasti, illudendo le coscienze di molti meridionali, dovrebbe avere almeno il pudore di farsi da parte! Altrimenti il rischio è quello di generare altra confusione. Non è possibile che dentro alcuni movimenti (ormai di quattro gatti) il presidente dica di voler contrastare la secessione e il segretario, al contrario, si pronunci a favore come se fosse solo una questione di quattrini. I meridionalisti di una volta, non questuanti, come Sturzo e Salvemini capirono per tempo come il centralismo non avrebbe giovato al Mezzogiorno. Ma un rafforzamento delle autonomie che indebolisca eccessivamente lo Stato non è neppure l’assetto ideale per le nostre istituzioni. Un assetto efficace dovrebbe riservare allo Stato il ruolo di direttore d’orchestra, al fine di armonizzare politiche non uniformi all’interno di un sistema unico e coerente. Possibilmente senza quei pregiudizi antropologici di qualche imprenditore bocconiano lombardo che trascorre il suo tempo nei talk show televisivi, dimenticando che le valutazioni sul divario Nord-Sud vanno fatte comprendendo anche i costi sociali e politici che ha sopportato il Mezzogiorno. Cosa sarebbe stato il miracolo economico negli anni del dopoguerra senza le emigrazioni bibliche del Sud? Ieri manovalanza operaia, oggi intellettuale con migliaia di giovani laureati e diplomati che vanno via ogni anno portando al Nord le loro competenze! Né occorre aver fatto la Bocconi per accorgersi che il sud è il principale mercato di sbocco dei prodotti e servizi del Nord. Un Nord che oggi purtroppo ha perso la caratteristica di motore dello sviluppo del Paese. (Svimez)
Solo attraverso una forte mobilitazione il nostro mezzogiorno potrà rialzarsi e potrà combattere con la schiena dritta per la dignità della sua gente, per il diritto al lavoro dei suoi giovani e contro lo spopolamento dei comuni. Oggi, peraltro, la storia ci offre il più grande appuntamento per invertire la rotta: si chiama PNRR. La sua attuazione produrrà una domanda aggiuntiva di lavoro di 375 mila occupati, per il 79% nel settore privato. Sono stime di un paper della Banca d’Italia. Il Governatore della Banca d’Italia lo ha così definito: Il PNRR offre una straordinaria opportunità per aggredire i fattori di ritardo della nostra economia, certo per la maggior parte non nuovo, e di rafforzare la coesione territoriale del Paese, un obiettivo permanente se non solo un’aspirazione della nostra storia unitaria. C’è insomma molto allarme e sono in tanti a confidare in un Sud che, finalmente, si mobiliti e riprenda per mano la bandiera italiana. La partita è appena cominciata. Saverio De Bonis
INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE
Napoli, 08 Febbraio 2023
Ieri si è tenuta la seconda riunione web di presentazione e sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste con la nuova denominazione di Azione Meridionalista dopo le tantissime realizzate negli ultimi 20 anni sia in presenza che via web dal MARSS (Movimento Associativo per la Revisione della Storia del Sud Italia). L'incontro iniziato alle 20:30 é finito alle intorno alle 22:30 e dopo la condivisione di alcune slides da me commentate, si è dibattuto sui punti affrontati e ci ha permesso di chiarire le modalità operative con cui A.M. porterà avanti il suo impegno. Per poter dare la propria disponibilità alla partecipazione ad una prossima riunione, non ancora calendarizzata, basterà prenotarsi cliccando sul seguente link e digitando la password azione1861 tutto minuscolo e senza spazi ( senza modificare l'indirizzo E-mail che apparirà ) Accedi da qui
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Dividono l'Italia! Ma non hanno sempre detto che ce ne sono due?!?!
di Canio Trione
Napoli, 6 febbraio 2023
Se pensi di essere in una nazione unica è normale ed è generalmente accettato che uno di Milano venga ad estrarre il petrolio a Ferrandina o installi un impianto fotovoltaico a Candela perché le tasse poi verranno pagate da quel milanese all’Italia unica ed unita che provvederà a fare le strade a Ferrandina e a Candela.
Calderoli e Zaia
Se però ti accorgi che le infrastrutture non si realizzano mai, un po’ ti arrabbi. Si dice che ci sono “due Italie”, ma la Pubblica Amministrazione è una ed ha sempre preferito una parte e danneggiato l’altra. Lo stesso per il sistema del credito, eccetera, eccetera… ma la prassi di prendersi il petrolio o altro e portar via il profitto per pagare le tasse da un’altra parte, non è il sistema delle potenze coloniali? I contadini di Rutigliano producono da sempre uva da tavola che pensano -ingenuamente- di avere il diritto di vendere. Invece no, la grande distribuzione (che non è di Rutigliano ma prevalentemente nordica o estera) ricorda ai contadini che di diritti non ne hanno neanche uno e quindi se vogliono vendere uva devono produrre quella che gli acquirenti vogliono commerciare, poi deve essere perfetta e deve essere e pronta il giorno che gli serve; ma sempre a prezzi da sopravvivenza stentata. Ma, di nuovo, il sistema di prendersi le materie prime da commerciare, portar via il profitto e pagare le tasse da un’altra parte non è il sistema delle potenze coloniali? Il punto della economia italiana è questo: si arraffa da tutte le parti e non si retrocede nulla se non pochissimo. L’idea balzana della autonomia differenziata, recentemente approdata in un provvedimento invero interlocutorio, ha il torto enorme di sollevare la questione che per i nordici sarebbe stato meglio rimandare sine die. I sostenitori di questa sortita – con zelo degno di altre questioni ben più serie – dichiarano che non cambia nulla e quindi dobbiamo stare zitti come sempre: ma se non cambia nulla non si capisce come mai ci tengono così tanto! I meridionali che non si sono mai sentiti trattati alla stessa stregua degli altri, si risvegliano dal secolare torpore e dicono: tutto quello che avevamo, dalle banche all’oro, dal petrolio al vento, dalle tasse spese altrove ai risparmi investiti al nord, dai nostri figli emigrati al nostro genio sfruttato dalle imprese del nord, e che adesso non abbiamo più, quando lo riavremo? e se non lo dobbiamo riavere più perché dobbiamo continuare a dissanguarci per voi? La questione settentrionale che i nordici accampano per chiedere ulteriore sforzo (a loro favore) al resto d’Italia non dimostra oltre ogni dubbio il fallimento del loro sistema inquinante, un po’ predatorio, ingiusto e quindi sostanzialmente stupido che il sud non intende copiare? Perché il sud deve continuare a foraggiare un nord che non si regge? Questo retropensiero meridionale è molto più diffuso e radicato di quanto non si creda, e fino a che la questione nord-sud non viene sollevata rimane silente; si sa, il can che dorme è meglio non svegliarlo; ma adesso s’è svegliato. Il Nord vuole l’Europa? vuole la guerra contro la Russia? non vuole usare il contante? vuole vivere di finanza? vuole inquinare e lagnarsi di farlo? vuol fare i debiti buoni? lo faccia liberamente. Vorrà dire che ce ne andremo da queste belle cose che hanno escogitato e che hanno prodotto la “questione settentrionale”. Noi il nostro aiuto al resto del Paese lo abbiamo dato, per quasi due secoli, forse abbiamo sbagliato per eccesso di arrendevolezza; ma adesso basta! In questa situazione, i politicanti del sud riescono come sempre a complicare ulteriormente le cose: hanno fatto in modo da far sembrare che la sinistra -convertita ormai da molto al mondialismo più scriteriato- sia meridionalista, mentre la destra -accusata di sovranismo e identitarismo- sia anti meridionalista e quindi settentrionalista/mondialista. Ne esce la immagine del Sud che vuole lasciare tutto com’è, quasi sia soddisfatto della attuale situazione che invece è inaccettabile e di cui certamente la sinistra ha una grave responsabilità; sembra che ci riempiano di soldi e che quindi temiamo di perderli. In realtà sono loro, i politicanti del sud, che evidentemente vogliono continuare ad essere i percettori di trasferimenti che temono di perdere. Insomma, come al solito si è creato un guazzabuglio infinito che quasi in automatico divide i meridionali e unisce il nord. Se poi ci metti il fatto che la politica non brilla per perspicacia e quindi non sa come creare ricchezza, si capisce che il sud non ha ancora una sua identità politica su cui poggiare le politiche future… nonostante i mille partiti meridionalisti.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Sudditanza e Inferiorità simbolica
Napoli, 03 febbraio 2023
Questa immagine fa parte del nostro passato di quando la squadra del Napoli sembrava “O ciuccio ‘e Fechella, 99 chiaje e a cora fraceca” (l’asinello di Fichella, 99 piaghe e la coda fradicia). Una cocente posizione in classifica in un campionato degli anni '20 fu la ragione per la quale fu adottato il simbolo dell'asino. Negli anni, simili passaggi hanno fissato nella mente della gente un simbolo derisivo. Questo nobile e sacro animale per la sua cocciutaggine è stato nelle aule italiane in passato utilizzato come simbolo di ignoranza: chi non ricorda l'alunno messo dietro la lavagna con in testa un cono dal quale spuntavano le orecchie dell'asino? Chi non ricorda la trasformazione di Pinocchio in asino nel libro di Collodi?
Un danno enorme comminato ad una intera popolazione napoletana rea di essere la capitale di un regno che non voleva sottomettersi. Il passaggio dell'asino con la maglietta del Napoli davanti a circa 90 mila persone le condannava psicologicamente ( le menti più deboli ) e creava una sudditanza e una inferiorità psicologica strumentale alla gestione della colonia sud, la Cenerentola d'Italia. Ma cosa succedeva nella Matrigna ovvero nella parte dominante delle altre popolazioni italiane? Esse guardavano compiaciute l'affermarsi delle tesi lombrosiane che consolidavano quelle convinzioni necessarie per gestire il dominio meridionale.
La pagina è stata voltata. Tornerà il cavallo rampante nero anche quale simbolo della squadra del cuore della città? E quanti altri simboli ( canzoni, film, etc. ) dovranno essere riposti in soffitta?
MEMBRO DEL GRUPPO DI AZIONE MERIDIONALISTA
Senza ricordo non vi è giustizia
di Stanislao Napolano
Napoli, 27 gennaio 2023
Il presidente Mattarella ha esortato a tenere vivo il ricordo dell'Olocausto, ha ribadito che bisogna ricordare! L' afferma in modo forte e inequivocabile dicendo:" ...senza ricordo non c'è giustizia!". Bene se questo è giusto per la tragedia dell'Olocausto, sarà giusto anche per altre tragedie simili e tra queste bisogna annoverare la conquista piemontese della nazione delle Due Sicilie, bisogna ricordare i massacri di Pontelandolfo e Casalduni, d'Isernia, di Bronte, Auletta, di Campolattaro, la violenza simil nazista nei confronti dei soldati dell'esercito delle Due Sicilie che dopo la resa di Gaeta e di Civitella del Tronto furono trasferiti a marce forzate nella lugubre fortezza di Fenestrelle, in questa fortezza morirono a centinaia perché i carcerieri piemontesi (i fratelli d'Italia) bene fecero tolsero tutti gli infissi dalle finestre della fortezza al fine di far morire assiderati e con malattie i soldati delle Due Sicilie che valorosamente difesero con onore la propria Patria e il proprio Re! A differenza della aristocrazia e delle classi più agiate che si vendettero a Garibaldi, chi di voi sa di queste cose?. Non è per nulla vero che il Popolo si era stufato del Borbone, prova ne è che il Popolo napoletano diede filo da torcere ai piemontesi per oltre tre anni dalla loro occupazione delle terre delle Due Sicilie e dovettero impegnare oltre 150.000 soldati, tra cui bersaglieri e carabinieri per sopraffare il coraggio e il sacrifici di chi difese la propria terra, le proprie case, le proprie donne, i propri figli. Vi è la necessità di ricordare l'infame legge Pica, (parlamentare rinnegato e traditore della propria Patria di nascita abruzzese e vissuto e morto a Napoli), Questo traditore come novello nazista, fece emanare una legge che prevedeva la fucilazione sul posto di chiunque fosse stato in possesso di un fucile, di una pistola, dei ritratti di Re Francesco II e della Regina Maria Sofia o di una Bandiera del Regno delle Due Sicilie. Furono uccise donne e bambini in rappresaglie per domare il nostro Popolo, ma chi ricorda più questa immane tragedia? Solo quando, come ha affermato il presidente Mattarella, ci sarà il ricordo di quei lontani tragici avvenimenti potremo dire che l"Italia si può riappacificare e quindi fare trionfare la giustizia! Non vi possono essere tragedie da ricordare e altre da occultare, non possiamo più permettere che la nostra storia quella delle Due Sicilie e quella precedente del Regno di Napoli e di Sicilia continuino ad essere negate! Un Popolo senza storia sarà un Popolo senza futuro! Il 13 febbraio è la data in cui si commemora il ricordo della resa di Gaeta, questa data ufficialmente viene ricordata da parte della Regione Puglia, oltre che da Gaeta. Questa data deve essere ricordata in tutto il Mezzogiorno (in tutta l'Italia ndr)! Come si ricordano le vittime dell'Olocausto nazista, come si ricordano le vittime delle foibe, così bisogna ricordare le vittime della conquista piemontese della nostra NAZIONE! L'aspetto grave, che poi diviene ridicolo è che i nostri rappresentanti politici, vale a dire i deputati e senatori eletti da noi cittadini del Mezzogiorno, non sono capaci di far valere i nostri interessi, questo è il vero problema!!! Se avessimo gente capace, l'autonomia differenziata chiesta dalle regioni del nord sarebbe già morta e sepolta! Ma questo non è, perché i nostri sono, per la stragrande maggioranza impreparati, non hanno potere all'interno dei loro gruppi politici, non sono capaci di creare una leadership da far scaturire un movimento di difesa degli interessi del Mezzogiorno, per cui siamo alla mercé degli umori e delle bramosie di quelli del nord. E' ora di reagire (ndr).
Indro Montanelli sull'argomento affermava che:
"La guerra contro il brigantaggio, insorto contro lo Stato unitario, costò più morti di tutti quelli del Risorgimento. Abbiamo sempre vissuto sì dei falsi: Il falso del Risorgimento che assomiglia ben poco a quello che ci fanno studiare a scuola".
Dall'anno scolastico 2018/19 - Cambia la Storia nelle scuole
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Partecipazione al Talk Show
"Casa Bagaria a Villa Domi"
condotto da Emanuela Liaci & Max Cimino
Napoli, 26 gennaio 2023
Stasera, dopo l'esperienza del 5 gennaio (riportata in basso nella home page), parteciperò a Villa Domi all'11ma puntata del Talk Show presentato da Emanuela Liaci organizzato da "Casa Bagaria". Ovviamente parteciperò in qualità di Presidente di Azione Meridionalista ( ex MARSS ) si parlerà di autonomia differenziata tra le regioni d'Italia e di altro.
A.M. farà la sua parte nel criticare aspramente questo incostituzionale tentativo di aumentare il divario tra 3 regioni del Nord e le altre minacciando la coesione del nostro Paese.
SEGNALAZIONE CANDIDATURA
Elezioni in Lombardia
Segnalazione Candidato
Napoli, 25 gennaio 2023
Come sapete Azione Meridionalista non è un partito politico e quindi può incidere sulle scelte politiche soltanto segnalando eventuali candidati che hanno dato dimostrazione di attenzione verso la causa meridionalista. Questo è il caso dell'ex commissario di Polizia, Carmine Abagnale, che si candiderà alle prossime elezioni in Lombardia con il 3°Polo nella lista Calenda.
Carmine ha permesso ad Azione Meridionalista, che all'epoca si chiamava MARSS ( Movimento Associativo per la Revisione della Storia del Sud Italia ), di realizzare a Milano, il 20 novembre 2015, in via dell'Unione 5, presso la sede ANPS (Associazione Nazionale Polizia di Stato), una riunione di sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste.
A.M. non dimentica chi ci ha permesso di presentare il nostro punto di vista e quindi segnala a chi potrà farlo di approfondire la conoscenza politica di Carmine e, se lo considererà valido, di dargli il suo voto.
A.M. non si schiera politicamente con alcun partito ma punta essenzialmente su quei candidati di partito di provata sensibilità meridionalista.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
La proposta di autonomia differenziata tra le regioni italiane
Un bluff annunciato
di Giancarlo Chiari
Napoli, 24 gennaio 2023
Carissimi amici, come volevasi dimostrare era un bluff. Calderoli ha modificato il testo sull'Autonomia differenziata regionale. Il Governo ne ha preso le distanze già prima della data delle elezioni in Lombardia. Prevedo crollo verticale dei consensi della Lega alle prossime regionali del 13 febbraio. Gli "alleati" e gli oppositori stanno preparando i presupposti per un buco nel consenso leghista. Andiamo avanti così.
INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE
Napoli, 21 gennaio 2023
Ieri si è tenuta la prima riunione web di presentazione e sensibilizzazione alle tematiche meridionaliste con la nuova denominazione di Azione Meridionalista dopo le tantissime realizzate negli ultimi anni sia in presenza che via web dal MARSS (Movimento Associativo per la Revisione della Storia del Sud Italia). L'incontro iniziato alle 20:30 é finito alle intorno alle 23:00 e dopo la condivisione di alcune slides da me commentate, ha visto accendersi un interessante dibattito nel quale alcuni punti di vista differenti hanno consentito di chiarire le modalità operative con cui A.M. porterà avanti il suo impegno. Il numero di partecipanti di una riunione di questo tipo è di circa una decina (anche se ieri eravamo in 13) per consentire a ciascuno di intervenire. Nelle prossime inseriremo un tempo massimo di intervento per non dilungarci eccessivamente.
Per poter prenotare la partecipazione ad una prossima riunione basterà richiederlo cliccando sul seguente link e digitando la password azione1861 tutto minuscolo e senza spazi ( senza modificare l'indirizzo E-mail che apparirà ) Accedi da qui
Giancarlo Chiari
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
L'autonomia differenziata tra Regioni è incostituzionale
Applichiamo la legge che ripartisce le risorse nel Paese in base alla popolazione residente nei territori
di Giancarlo Chiari
Napoli, 05 gennaio 2023
Io non temo l’Autonomia Differenziata. Essa è incostituzionale in quanto infrange con i suoi effetti la coesione e l’unità del Paese. Ma perché essa è incostituzionale? Vediamo cosa dice la Costituzione italiana sull’argomento tra i suoi 12 principi fondamentali:
Articolo 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Articolo 3 -Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 5 - La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Ho colorato in giallo la parte della norme che rende incostituzionale l’Autonomia Differenziata e in verde la parte su cui si basa chi la vorrebbe applicare.
Con l’autonomia differenziata si vorrebbero sottrarre agli specifici ministeri nazionali, buona parte delle competenze e quindi i mezzi finanziari per gestirle per assegnarli a ciascuna Regione italiana in aggiunta a quelle che già sono di sua competenza. Le competenze oggetto del contendere sono:
1. rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
2. commercio con l’estero;
3. tutela e sicurezza del lavoro;
4. istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
5. professioni;
6. ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
7. tutela della salute;
8. alimentazione;
9. ordinamento sportivo;
10. protezione civile;
11. governo del territorio;
12. porti e aeroporti civili;
13. grandi reti di trasporto e di navigazione;
14. ordinamento della comunicazione;
15. produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
16. previdenza complementare e integrativa;
17. coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
18. valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
19. casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
20. enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
A tali materie le regioni possono chiedere di aggiungere tre materie attualmente di competenza esclusiva dello Stato:
21. giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace;
22. norme generali sull’istruzione;
23. tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Le regioni che hanno richiesto l’autonomia differenziata sono 3 e precisamente: il Veneto ( tutte le 23 competenze per 41 miliardi di euro), la Lombardia (20 competenze per circa 100 miliardi di euro) ed Emilia-Romagna (16 competenze per circa 43 miliardi di euro) Lo Stato italiano ha un gettito fiscale di 750 miliardi di euro e se passasse l’autonomia differenziata esso si ridurrebbe di 190 miliardi di euro che andrebbero alle 3 regioni richiedenti svuotando le disponibilità delle casse dello Stato che non potrebbe più garantire la coesione e la solidarietà nel Paese bilanciando le diversità socio economiche.
Ma perché queste 3 regioni chiedono di gestire maggiori competenze impiegando direttamente i conseguenti flussi economico finanziari ad esse collegate? Apparentemente dovrebbero essere le regioni più virtuose ma se lo fossero realmente non avrebbero bisogno di tali nuovi mezzi. La realtà è che sono le regioni dove la crisi del Paese maggiormente si manifesta e hanno la necessità, per sostenere il loro tenore di vita, di accentrare maggiori risorse a discapito delle altre. Questa richiesta è in grado di alterare gli equilibri nel Paese minandone la sua integrità. Non è possibile fare questa concessione. Trovassero altre soluzioni vista la loro presunta “virtuosità” per difendere il loro tenore di vita. Di certo non a discapito degli altri e in primo luogo delle regioni meridionali che storicamente sono quelle che hanno maggiormente contribuito al loro sviluppo lasciate in uno stato coloniale che aumenta il divario ogni anno che passa.
L’autonomia differenziata sottrae risorse allo Stato (alla collettività italiana) che non riuscirebbe più a garantire il bilanciamento solidale e non avrebbe più i mezzi per finanziare opere pubbliche di interesse nazionale per competere con gli altri Paesi. In un periodo in cui si aumentano le dimensione dei soggetti economici, l’Italia in controtendenza andrebbe a frammentare ulteriormente i territori da un punto di vista socioeconomico perdendo capacità competitiva e diventando mondialmente sempre più marginale. Una vera follia.
Chi vuole l’autonomia differenziata dimentica che magari per pochi mesi, le 3 regioni se ne avvantaggerebbero, ma nel medio lungo periodo, riducendo i flussi finanziari alle restanti, anche loro ne pagherebbero le conseguenze in quanto intimamente collegate da un punto di vista economico finanziario alle altre.
Qualche leader delle regioni meridionali, dal suo personalissimo punto di vista, vede l’autonomia differenziata con favore in quanto peggiorando le condizioni della “colonia Sud” potrebbe controllare più direttamente gli inferiori mezzi disponibili aumentando il suo potere nel territorio da un punto di vista politico elettorale. Una vera tragedia per il meridione.
Da quanto detto, ritengo che il “sistema” sia in grado di proteggersi da solo da questa follia senza che sia necessario indire un referendum per abrogare quanto prevedono le norme inserite nella legge di bilancio 2023.
Si richiede alla Lega e a chi la sostiene, di fare un passo indietro per non generare una reazione nel Paese che li ridimensionerebbe ancor di più in termini di consenso elettorale. Già nel meridione sono pressoché scomparsi.
Se proprio si vuole semplificare qualcosa iniziamo da questo. Applichiamo la legge vigente. Ogni Ministero (amministrazione centrale dello Stato), dal 2019 anche ANAS e RFI (Rete Ferroviaria Italiana), deve assegnare le risorse di cui dispone in ragione di questa legge in base al calcolo ISTAT che definisce annualmente la percentuale della popolazione residente al Sud. Il Ministro del Sud ha l’obbligo di richiedere a ogni amministrazione interessata il preventivo dell’anno successivo e il consuntivo dell’anno precedente. Dal 2018 non si ha notizia che siano mai stati fatti. A giugno 2021 fu rivolta al ministro del Sud, Mara Carfagna, una interpellanza parlamentare del deputato Edmondo Cirielli oggi viceministro degli Esteri, sollecitata a settembre, nella quale le si chiedeva conto sull’effettiva applicazione. Inutile dire che l’interpellanza non ha mai avuto risposta. Dal 2018 al 2022 sono cambiati 4 ministri del Sud e nessuno sembra abbia riferito sull’argomento. Tale situazione, intollerabile, ci ha fatto presentare il 4 luglio scorso, una petizione, la 147 del 30 novembre 2022, sulla quale la prima Commissione affari costituzionali del Senato dovrà deliberare. Al punto 3 della stessa abbiamo richiesto la cancellazione della figura del ministro del Sud per fondata inutilità e perché legittima uno stato coloniale non essendo prevista una analoga figura per il Nord o per il Centro del Paese.
COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE
Partecipazione al Talk Show
"Aspettando la Befana in Casa Bagaria"
Diretto da Leopoldo Staffelli
Napoli, 4 gennaio 2023
Domani 5 gennaio 2023 parteciperò a San Giorgio a Cremano al Talk Show presentato da Leopoldo Staffelli organizzato da "Casa Bagaria". Ovviamente parteciperò in qualità di Presidente di Azione Meridionalista ( ex MARSS ) e parlerò di quanto fatto, stiamo facendo e faremo per ottenere un VERO recupero del divario socio-economico-finanziario del meridione d'Italia rispetto ad altre parti del Paese. in attesa di disporre del link dell'evento di seguito vengono pubblicati due scatti realizzati durante lo stesso.
La locandina del talk show
Giancarlo Chiari - Presidente di A.M.
Emanuela Liaci e Giancarlo Chiari
COMUNICAZIONE DI FINE ANNO
Carissimi amici, nel farci gli auguri di un 2023 che ci porti ciò che desideriamo, vi informo sulle principali novità accadute dopo il Convegno Meridionalista a Montecitorio del 4 luglio scorso che possiamo definire il più significativo e formale successo ottenuto dal pensiero meridionalista, portato all’attenzione delle istituzioni anche con la presentazione della petizione che chiudeva il Convegno. Essa è oggi in attesa di essere affrontata dalla prima commissione affari costituzionali del Senato.
DA MARSS AD AZIONE MERIDIONALISTA: il 28 settembre scorso l’assemblea dei soci ha deliberato la nuova denominazione dell’associazione che è iscritta nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) nella categoria Associazioni di Promozione Sociale (APS).
IL SITO DI AZIONE MERIDIONALISTA: In nostro sito www.azionemeridionalista.it è lo strumento con cui ci teniamo aggiornati. In esso è presente la pagina Orientamento - Azione Meridionalista nella quale sono contenuti, in continua evoluzione, le nostre convinzioni fondanti. Ognuno di noi potrà contribuire alla sua implementazione proponendo, una modifica o integrazione di un punto, o un nuovo punto che possa orientare la nostra azione. Vi invito a visitarlo per conoscere le modalità di interazione che abbiamo messo a punto.
COME VERSARE I CONTRIBUTI DI SOSTENTAMENTO: La nostra associazione si regge finanziariamente sui contributi dei suoi sostenitori e, in quanto iscritta al registro del terzo settore come una associazione di promozione sociale, beneficerà dal 2024 di flussi finanziari derivanti dal 5x1000 che, chi condividerà le nostre finalità, vorrà destinarci a partire dalle dichiarazioni dei redditi 2022. In attesa di fine 2024 sarà possibile sostenere Azione Meridionalista mediante un contributo libero una tantum, con una contributo di sostegno annuo da € 120,00 (10 euro mensili da versare trimestralmente, semestralmente o annualmente) o con un contributo straordinario finalizzato di importo variabile. Ciascun contributo sarà da intendersi come una erogazione liberale e potrà essere dedotto o detratto, fino a 30.000 euro nella propria dichiarazione dei redditi, se tracciabile, nell'anno fiscale in cui verrà erogato.
Tali contributi non sono da intendersi versati a titolo di quota sociale.
Di seguito si riportano gli estremi per poter disporre un bonifico a favore della nostra associazione:
Intestazione: Azione Meridionalista
IBAN: IT12W0760103400001064314576
BIC/Swift: BPPIITRRXXX (da utilizzare per bonifici dall'estero)
Possibili causali da indicare nel bonifico: 1) Contributo Una Tantum; 2) Contributo di sostegno annuo; 3) Contributo straordinario (indicare il nome dell'iniziativa deliberata che si intende sostenere)
Uniamo l’Italia nella verità!
Un affettuoso saluto meridionalista.
Giancarlo Chiari
Presidente
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Negazione del diritto agli onori della cronaca per le squadre del meridione
Sembra che si debba accettare che, per ragioni editoriali legate all'audience territoriale, testate nazionali possano non citare una squadra del Sud quando si guadagna con le sue prestazioni il diritto agli onori della cronaca.
Napoli, 21 dicembre 2022
Stamattina ho letto questo articolo che ha stimolato una mia reazione. Si affronta la problematica del perché nelle testate giornalistiche sportive del Nord non vengano riportate o viene fatto con riporti striminziti le "gesta" atletiche e i risultati di chi occupa il primo posto nella classifica della serie A italiana. Sembra che sebbene queste testate siano di livello nazionale e non regionale la loro "audience" è composta principalmente da lettori del centro nord che sono maggiormente interessati alle vicende delle squadre settentrionali e quindi per ragioni editoriali non riportano o quando accade, lo fanno dando poco spazio ai primi della classe che sfortunatamente, per loro :-), sono una squadra meridionale. Permettetemi di criticare tale giustificazione che sebbene può essere compresa non può per nessuna ragione essere accettata. Anche perchè la cosa è accaduta anche durante una trasmissione del servizio pubblico precisamente "A tutto Calcio" su RAI2 del 7 ottobre 2022 presentata da Iacopo Volpi la cui registrazione del fatto contestato è visionabile cliccando qui .
Durante questa trasmissione il presentatore parlando dei risultati delle squadre italiane nella coppa dei campioni si permise di non citare affatto una storica vittoria di una squadra italiana che aveva battuto una squadra olandese sul suo campo ad Amsterdam per 6 a 1 infliggendogli al più pesante sconfitta della sua storia ( in precedenza gli olandesi avevano perso in casa con il Bayern di Monaco per 5 a 1 ). Se non fosse stato per Sabino Nela che ricordava al presentatore della schiacciante vittoria della squadra italiana non se ne sarebbe parlato e sebbene Nela glielo avesse ricordato, il presentatore, dopo un quasi imbarazzata affermazione del fatto, ha cambiato discorso. Nel guardare la trasmissione mi sono sentito molto amereggiato quasi come se Napoli non fosse in Italia e non avesse quindi meritato una ampia citazione per questa storica impresa che dava lustro al calcio italiano che non sta attraversando un periodo felice dopo la seconda assenza ai mondiali.
C'è ancora molto da fare per unire nella sostanza l'Italia nella Verità e noi lo faremo!
COMUNICAZIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
Napoli, 21 dicembre 2022
Ieri si è tenuta una riunione ordinaria dei soci di Azione Meridionalista nella quale è stato ridefinito il Consiglio Direttivo dell'associazione composto da tre membri e conferito l'incarico di Tesoriere. E' stato confermato nel ruolo di presidente dell'organo amministrativo Giancarlo Chiari (presidente uscente) e sono stati nominati i seguenti 2 consiglieri: l'associato Antonio Gerardo Nunziata e l'associato Corrado Riggio. L'assemblea ha deliberato di affidare ad Antonio Gerardo Nunziata la carica di Tesoriere dell'associazione. Si augura al nuovio Consiglio Direttivo e al Tesoriere di poter condurre l'associazione verso gli ambiziosi traguardi che si è data.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Autonomia differenziata tra Regioni
Una Lega fortemente ridimensionata dalle urne vuole spaccare l'Italia
Applichiamo la legge che ripartisce le risorse nel Paese in base alla popolazione residente nei territori
di Giancarlo Chiari
Napoli, 16 dicembre 2022
Ma quale autonomia differenziata regionale. Semplifichiamo le cose con calcoli semplici e democratici. Ripartiamo i contributi ordinari dello Sato in base alla popolazione residente. Esiste una legge. Applichiamola!!! La Lega ( che ha subito alle ultime elezioni un crollo dei consensi in Italia) tramite il suo ministro Calderoli vorrebbe imporre l'autonomia differenziata regionale minando l'unità del nostro Paese. Ogni italiano di buon senso comprende gli obiettivi di questo scellerato piano teso a drenare ulteriori mezzi a favore delle regioni più ricche del Paese che storicamente devono questa ricchezza a enormi sacrifici economico esistenziale patiti dalle regioni meridionali nel cruento processo di unificazione nazionale. Uniamo l'Italia nella Verità ed emarginiamo questi squallidi tentativi tesi in prospettiva a dividere l'Unità nazionale.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Autonomia differenziata tra Regioni
Fine della sceneggiata: finalmente si è scoperto il "pacco"
Una sceneggiata italiana
di Giancarlo Chiari
Napoli, 13 dicembre 2022
Il castello basato sui LEP (livelli essenziali delle prestazioni) si sta sgretolando insieme alla teoria di chi credeva che una volta ottenuti si sarebbero risolte le disuguaglianze nel Paese. Io ho definito "sceneggiata italiana" l'incontro tra De Luca e Calderoli. Il giorno dopo su una autorevole testata è stato definito "un pacco" l'ipotetico accordo tra i due e ora un altro articolo di primaria testata (nord centrica) cala un ulteriore carico da 90 che ci informa che magari i LEP sono buoni solo per Sanità e Asili, come se solo su questi due pilastri si debba fondare il riscatto del Sud. :-) Dopo una prima comprensibile soddisfazione derivante dall'aver scoperto l'intento "paccaiolo" mi sale un senso di profonda amarezza derivante dal fatto che non basta difendersi da chi nel Nord ha "legittimi" interessi prevaricatori ma anche da chi qui dovrebbe sapersi difendere da essi e non agevolarli.
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
Autonomia differenziata tra Regioni
Incontro Calderoli – De Luca
Una sceneggiata italiana
di Giancarlo Chiari
Napoli, 10 dicembre 2022
Sembra proprio che debba continuare a scrivere su questo argomento in quanto quello che è successo ieri vorrebbe agevolare la strada a una improbabile autonomia differenziata tra le Regioni italiane.
Dopo una apparente indignazione del Presidente della Campania, Vincenzo De Luca che criticava le modalità con cui si voleva imporre il provvedimento proposto dal ministro leghista Roberto Calderoli, ieri i due si sono incontrati, riconoscendosi meriti a vicenda e hanno lavorato ad un possibile accordo che potesse far passare questo deprecabile accordo.A un attento lettore non è sfuggito che pare che il problema sia la mancata definizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e che una volta sistemati questi, la cosa si può fare perché questo renderebbe accettabile un provvedimento che mina alla base la coesione e la solidarietà nel nostro Paese.
Le controindicazioni sono tante ma De Luca, espressione del potere nord centrico, appare non accorgersene. Dopo la affascinante performance meridionalista di aspra critica alla bozza Calderoli si siede al tavolo e mercanteggia le sue condizioni per appoggiare questo scandaloso provvedimento che mina l’Unità d’Italia. Pare che una volta quantificati i LEP tutto sia risolto. Non si accorge che Livello Essenziale delle Prestazioni significa Livello minimo che andrebbe a consolidare sempre di più il divario tra le due parti del Paese. I LUP (Livelli Uniformi delle Prestazioni) andrebbero già meglio, dove uniforme significa uguaglianza delle prestazioni tra Nord e Sud del Paese.
Allora la sceneggiata prende forma. Tutti si concentrano sui LEP chiedendo la loro quantificazione prima dell’accettazione del deprecabile provvedimento e nessuno si accorge che il problema sono proprio i LEP che lascerebbero le disparità nel Paese. Ma ricordo che senza fare calcoli complessi (è stato dichiarato da più parti che quantificare i LEP ma anche i LUP sia molto complicato), basterebbe applicare pienamente una legge vigente dello Stato italiano che riconosce contributi ordinari in percentuale pari a quella rappresentata dalla popolazione meridionale (circa il 34%) superando la percentuale media da sempre riconosciuta al Sud del 22% circa: la cosiddetta Spesa Storica.
Se proprio si vuole semplificare qualcosa iniziamo da questo. Ogni Ministero (amministrazione centrale dello Stato), dal 2019 anche ANAS e RFI (Rete Ferroviaria Italiana), deve assegnare le risorse di cui dispone in ragione di questa legge in base al calcolo ISTAT che definisce annualmente la percentuale della popolazione residente al Sud. Il Ministro del Sud ha l’obbligo di richiedere a ogni amministrazione interessata il preventivo dell’anno successivo e il consuntivo dell’anno precedente. Dal 2018 non si ha notizia che siano mai stati fatti.
A giugno 2021 fu rivolta al ministro del Sud, Mara Carfagna, una interpellanza parlamentare del deputato Edmondo Cirielli oggi viceministro degli Esteri, sollecitata a settembre, nella quale le si chiedeva conto sull’effettiva applicazione. Inutile dire che l’interpellanza non ha mai avuto risposta.
Dal 2018 al 2022 sono cambiati 4 ministri del Sud e nessuno sembra abbia riferito sull’argomento. Tale situazione, intollerabile, ci ha fatto presentare il 4 luglio scorso, una petizione, la 147 del 30 novembre 2022, sulla quale la prima Commissione affari costituzionali del Senato dovrà deliberare. Al punto 3 della stessa abbiamo richiesto la cancellazione della figura del ministro del Sud per fondata inutilità e perché legittima uno stato coloniale non essendo prevista una analoga figura per il Nord o per il Centro del Paese. Per avere maggiori informazioni sulla petizione si prega di visualizzare il post precedente.
Reiterazione della petizione 1133 del 12 luglio 2022 - La petizione presentata in diretta durante il Convegno Meridionalista a Montecitorio è stata reiterata a causa della fine anticipata della XVIII Legislatura che annulla tutte le petizioni presentate nella stessa e non ancora dibattute. Alla petizione reiterata annunciata in Senato oggi, 30 novembre 2022, è stato assegnato il n° 147, e attende di essere esaminata dalla prima Commissione affari costituzionali. Di seguito la copia della comunicazione ricevuta. Leggi il testo della petizione - Clicca qui per visualizzare ed essere aggiornato sull'iter della petizione
"Malattia del secolo" - La Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi su diverse istanze fatte da persone che hanno avuto danni dalla normativa attivata per il contenimento della sua diffusione. Molto interessante. Siamo ad una resa dei conti? Guarda la registrazione dell'udienza del 30 novembre 2022
L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE
La proposta di autonomia differenziata tra le regioni italiane
Uno spauracchio spuntato
di Giancarlo Chiari
Napoli, 17 novembre 2022
Di solito scrivo quando sono particolarmente ispirato dall’argomento ed avverto una utilità nel farlo. Viviamo in un’era comunicativa nella quale gli strumenti informativi sono tali e tanti da creare una enorme mole di contenuti e quindi avverto l’esigenza di non aumentarla 😊. Scrivo solo quando proprio non riesco a reprimermi.
Il fatto - Il leghista Roberto Calderoli, ministro degli Affari regionali e Autonomie, presenta oggi, in occasione dell’incontro della Conferenza Stato-Regioni una bozza di riforma delle autonomie regionali che propone un trasferimento di competenze (Sanità, Istruzione e Ambiente) dallo Stato alle Regioni. Come si ricorderà esiste una legge che dovrebbe assegnare alle 8 regioni meridionali, proprio per le competenze ancora in capo allo Stato, contributi ordinari parametrati alla percentuale della popolazione residente calcolata dall’ISTAT ogni anno (circa il 34% superando il criterio della spesa storica che la quantificava in circa il 22% con un incremento di circa il 55% valutato in circa 4,2 miliardi di euro). Appare chiaro che se competenze come la Sanità, l’Istruzione o l’Ambiente venissero “sfilate” dal calcolo, il meridione otterrebbe una perdita notevole in quanto la base sui cui calcolare la nuova percentuale del 34% sarebbe di molto ridotta.
Uno spauracchio spuntato - Quello dell’Autonomia differenziata tra regioni è uno spauracchio agitato già diversi anni fa da pochissime regioni del Nord (2018 ed in precedenza) che ha come obiettivo intimorire il meridione e porlo sotto ricatto per ottenere qualcos’altro. Ma la salvaguardia dell’unità statale, della coesione e della solidarietà sociale non sono negoziabili e sono tutelate dalla Costituzione. Come poi solo 3 regioni d’Italia possano dettare legge sulle altre resta un mistero esclusi i creduloni. Anche dal Governo arrivano, nei fatti, precisi distinguo sul fatto che il testo della bozza Calderoli non sia stato condiviso con esso e che questa tematica non sia ancora stata affrontata. Lo stesso Calderoli afferma, dopo la richiesta di pronto ritiro della proposta, che la stessa non è un ddl ma solo una bozza per “iniziare il confronto”. Per il momento la tematica, priva di efficacia di legge, serve solo al leghista e al suo partito per ottenere una certa visibilità, un partito con un consenso nazionale decisamente calante, pressoché sparito al Sud e ad alcuni “improbabili” meridionalisti che da politici del meridione si sono accorti solo nell’ultimo periodo che il meridione è fortemente penalizzato da una politica delle ripartizioni che da circa 160 anni ha creato il divario Nord Sud del Paese totalmente assente al momento dell’unificazione. Dove erano questi “meridionalisti” nel 2018 anno in cui si è iniziata ad applicare la “legge del 34%”? Appare molto chiaro che un sistema nord centrico li ha selezionati e ora, davanti ad un crescente meridionalismo che interessa grandi masse del Paese, interpretano il ruolo consono al nuovo sentimento popolare per non sparire alle prossime elezioni se la parte meridionalista di chi non va a votare decidesse di andarci indignata dai suoi rappresentanti.
La piena applicazione della legge - A qualche lettore non sarà sfuggito che ho usato il condizionale quando ho parlato della legge del 34% che … dovrebbe assegnare maggiori contributi ordinari alle 8 regioni del meridione. Ma chi dovrebbe controllare (preventivamente - inizio anno e fare il consuntivo - fine anno) l’effettivo rispetto di questa importante legge a favore del meridione d’Italia? Nel testo della legge si ordina al ministro del Sud di fare questi controlli ma dal 2018 non risulta che siano mai stati fatti. A giugno 2021 fu rivolta al ministro del Sud, Mara Carfagna, una interpellanza parlamentare del deputato Edmondo Cirielli oggi viceministro degli Esteri, sollecitata a settembre, nella quale le si chiedeva conto sull’effettiva applicazione. Inutile dire che l’interpellanza non ha mai avuto risposta. Dal 2018 al 2022 sono cambiati 4 ministri del Sud e nessuno sembra abbia riferito sull’argomento. Tale situazione, intollerabile, ci ha fatto presentare il 4 luglio scorso, una petizione sulla quale la prima Commissione affari costituzionali del Senato dovrà deliberare. Al punto 3 della stessa abbiamo richiesto la cancellazione della figura del ministro del Sud per fondata inutilità e perché legittima uno stato coloniale non essendo prevista una analoga figura per il Nord o per il Centro del Paese.
Un caldo benvenuto meridionalista
Benvenuto nel sito dedicato a chi vuol fare qualcosa per la
rivalutazione del meridione d'Italia e contribuire ad avviare le azioni per il
recupero del divario sociale ed economico con il resto del Paese iniziato e
sviluppatosi con il cruento processo di unificazione nazionale e la pessima
gestione successiva dei territori meridionali.
Il sito sarà in costante miglioramento ed è dedicato alla
informazione ed alla gestione di tutte quelle iniziative meridionaliste che
saranno organizzate per il conseguimento dell'obiettivo finale e degli
obiettivi intermedi ad esso associati. Per poterli realizzare abbiamo bisogno
di un vasto consenso meridionalista da ricercare in tutto il Paese perché della
rinascita del meridione sarà tutto il Paese a beneficiarne.
Meridionalista non significa Meridionale in quanto nel territorio
del Sud Italia esistono molti che remano contro così come nel territorio del
Centro Nord esistono persone che hanno a cuore le sorti del meridione. Bisogna
unire il Paese nella Verità ed iniziative come questa vogliono perseguire
questo importante scopo.
Una storia mendace studiata a scuola, le divisioni mai ammesse
formalmente, i luoghi comuni dequalificanti utilizzati per togliere energia e
sottomettere psicologicamente chi, nato nel meridione, voleva giocarsi nel
Paese le proprie chance per un miglioramento della propria condizione sociale
ed economica, ha incontrato sempre tante difficoltà e condizionamenti per poter
realizzare i suoi obiettivi di vita.
Un Sud, gestito sin dagli inizi come una colonia, ha fornito mezzi
iniziali e manodopera con la quale è stata costruita l'Italia che conosciamo.
La vera storia che emerge racconta di una matrigna che si impossessò, con la
violenza fisica inizialmente e quella psicologica e politica successivamente di
tutto quel che gli serviva ed è chiaro che questi comportamenti dovevano cadere
nell'oblio per fondare una Italia unita con il potere e non con la condivisione
dei popoli.
Azione Meridionalista parte da queste considerazioni per fondare
la propria strategia che mira ad unire nella verità ciò che è stato sempre
diviso nella sostanza. Chiunque si identifica in queste considerazioni ed
obiettivi potrà dare forza al nostro progetto fornendo il suo prezioso
contributo in termini di consenso. Poi se lo vorrà, potrà prestare la sua opera
concreta partecipando fattivamente alle iniziative che man mano
verranno preparate e attuate e/o finanziando
i costi necessari per la realizzazione delle stesse.
Giancarlo Chiari
Restare senza lavoro a 50 anni e non riuscire a dirlo. Filmato.